"Declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commissum renuntiare", ovvero "dichiaro di rinunciare al ministero di vescovo di Roma, successore di San Pietro, a me affidato per mano dei cardinali il 19 aprile 2005". Poche parole latine (non esenti da un paio di errori grammaticali, ma questo è solo un aneddoto) estratte dal testo con cui Joseph Ratzinger l’11 febbraio del 2013 si è riservato un posto nella storia. Erano quasi 600 anni - da Gregorio XIII nel 1415 - che nessuno sceglieva di lasciare il soglio pontificio.
"Le mie forze, per l’età avanzata, non sono più sufficienti", disse l’allora 86enne, leggendo da un foglio al termine di un concistoro, non a caso nella giornata del malato. Giovanna Chirri, la vaticanista dell’ANSA che per prima diede la notizia, raccontò della sorpresa degli stessi cardinali. "La notizia ci coglie come un fulmine a ciel sereno", fu il primo commento del decano del collegio, Angelo Sodano.
Sorse spontaneo il paragone con il predecessore, Karol Wojtyla, rimasto al suo posto anche se segnato dalla malattia, perché "dalla croce non si scende". In realtà, Benedetto XVI aveva già accennato alla possibilità delle "dimissioni" (il termine è tecnicamente impreciso) in un libro-intervista scritto con il giornalista Peter Seewald e uscito nel 2010.
Sul balcone di San Pietro appena eletto Papa, 19 aprile 2005
Il suo pontificato
Il pontificato di Ratzinger, il 265mo della storia, non si riassume però nella sua fine, scoccata alle 20.00 del 28 febbraio 2013. "Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia", aveva detto agli inizi.
Ultimo incontro con i cardinali, il 28 febbraio 2013
E alla fine, nel salutare i cardinali prima di lasciare il Vaticano per il suo primo ritiro di Castel Gandolfo, Ratzinger li aveva esortati a "restare uniti" e aveva ricordato sia "i momenti di luce radiosa" che quelli in cui "le nuvole hanno oscurato il cielo". Era un’allusione agli scandali, dalla pedofilia nella Chiesa (durante il suo pontificato scoppiò in particolare il caso irlandese a proposito del quale scrisse una durissima lettera ai responsabili) fino a un sintomo delle lotte di potere nella curia: il primo cosiddetto Vatileaks, la fuga di notizie riservate sfociata nel 2012 nella condanna e poi nella grazia accordata al "corvo", il suo assistente di camera Paolo Gabriele.
Benedetto XVI è stato autore di tre encicliche. Conservatore in ambito dottrinale, riammise l’utilizzo del rito antico in latino in liturgia. Fece una ventina di viaggi all'estero in 8 anni. Significativi quelli a Istanbul e in Israele e Palestina, oltre all'ingresso ad Auschwitz nel 2006, un grande passo per un pontefice tedesco.
L'ingresso ad Auschwitz nel 2006
Un papato comunque meno ambulante rispetto a quello del suo predecessore Karol Wojtyla e più incentrato su Roma, dove Ratzinger ha operato una riforma della Curia. Nei rapporti con le altre fedi, al dialogo ecumenico in particolare con anglicani e ortodossi, fecero da contraltare alcuni "errori di comunicazione" che irritarono ebrei e musulmani: nel 2009 il ritiro della scomunica del vescovo lefebvriano e negazionista Richard Williamson - di cui condannò comunque le posizioni - e una citazione dell'imperatore bizantino Manuele II Paleologo durante una lezione a Ratisbona nel 2006 ("Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane"), che "rammaricato per le reazioni suscitate" disse poi di non condividere.
Gli incontri fra i due Papi
Quello del 23 marzo 2013 a Castel Gandolfo fra Ratzinger e il suo successore Jorge Mario Bergoglio rimane storicamente il primo incontro fra due Papi. Ce ne sono stati altri in seguito, dal concistoro per la creazione di nuovi cardinali il 22 febbraio 2014 - la prima volta insieme a San Pietro - fino all'apertura del Giubileo straordinario della misericordia l'8 dicembre 2015. Significativa anche la data del 27 aprile 2014, con la concelebrazione della messa di beatificazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Benedetto XVI e Bergoglio avevano continuato a frequentarsi in privato anche in seguito: "lo visito spesso (...). Vive in contemplazione... Ha un buon senso dell'umorismo, è lucido, molto vivo, parla piano ma segue la conversazione. Ammiro la sua lucidità. È un grande uomo", aveva affermato Francesco in un'intervista apparsa in dicembre in cui aveva definito il predecessore "un santo" e "un uomo di alta vita spirituale".
Gli abusi nella diocesi di Monaco e Frisinga
Il nome di Ratzinger era però anche tornato alla ribalta dei media nel gennaio 2022, con la pubblicazione di un rapporto sugli abusi commessi dopo la Seconda guerra mondiale nell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga. Nel documento redatto da uno studio legale gli si rimproverava il mancato intervento in quattro casi, quando era arcivescovo dal 1977 al 1982. Accuse che Ratzinger aveva respinto al mittente in un testo di 82 pagine inviato agli autori. Questo non aveva impedito che una delle vittime di un prete notoriamente pedofilo, ma rimasto attivo per decenni nonostante fosse stato condannato, querelasse civilmente lo stesso Ratzinger per "non aver fatto abbastanza pur conoscendo la situazione".
La biografia
Joseph Ratzinger, il 265mo Papa della storia e il settimo tedesco, era nato da una famiglia di ferventi cattolici il 16 aprile del 1927 a Marktl am Inn, in Baviera. Sin da bambino, impressionato da una visita dell'allora arcivescovo di Monaco e Frisinga Michael von Faulhaber, volle seguire la via del sacerdozio.
Già seminarista, fu arruolato come tutti i coetanei tedeschi nella gioventù hitleriana. Non dovette mai combattere in guerra, alla fine della quale fu fatto prigioniero per qualche tempo. Studiò quindi filosofia e teologia a Frisinga e a Monaco dal 1946 al 1951, anno in cui venne ordinato sacerdote lo stesso giorno del fratello Georg, di tre anni più anziano e deceduto nel 2020.
Quotidiano del 20/10/1992: L'intervista al cardinale Joseph Ratzinger sul catechismo della chiesa cattolica, sulla nuova facoltà di teologia di Lugano e sulla situazione dei cattolici in Svizzera
RSI Info 17.01.2022, 16:23
Come teologo si distinse lungo tutto il suo percorso: insegnò in varie università tedesche, dal 1962 al 1965 diede un contributo al Concilio Vaticano II. Paolo VI lo fece arcivescovo di Monaco e Frisinga nel 1977 e poi cardinale nel medesimo anno, partecipò ai due conclavi del 1978 e con Giovanni Paolo II divenne dapprima prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (l’erede del Sant’Uffizio), quindi vice decano e poi decano del collegio cardinalizio.
Con l'amato pianoforte, luglio 2006
Questo fino all’elezione a Papa avvenuta nel pomeriggio del 19 aprile 2005, già al quarto scrutinio del conclave convocato dopo la morte di Wojtyla. Spiegò di aver scelto il suo nome in omaggio a Benedetto XV, pontefice durante un momento difficile come la Prima guerra mondiale, e a Benedetto da Norcia, fondatore di un importante ordine monacale e fra i patroni d’Europa. Ma c’era stato anche Benedetto IX, uno dei sette papi che prima di lui avevano rinunciato al ministero petrino.
Flash TG: la morte di Benedetto XVI
RSI Info 31.12.2022, 11:03