È scoppiata una "guerra dei vaccini" in Brasile, paese particolarmente colpito dalla pandemia e proprio per questo diventato una sorta di laboratorio mondiale dei vaccini. L'autorità sanitaria nazionale ha bloccato la sperimentazione del vaccino Coronavac dell'azienda cinese Sinovac sul quale punta il governatore di San Paolo Paolo Doria. I suoi sostenitori denunciano una ritorsione da parte di Jair Bolsonaro che punta invece sul vaccino di Astrazeneca, realizzato in collaborazione con Oxford.
Il presidente Bolsonaro ha già ordinato 100 milioni di dosi del vaccino di Oxford, che saranno prodotte localmente dall'inizio dell'anno. Anche il governatore Doria ha promesso di rendere disponibile il vaccino della Sinovac a partire da gennaio, ma quando si è saputo che uno dei 13'000 medici volontari del programma della Sinovac è morto, le autorità ne hanno subito approfittato per bloccare le sperimentazioni. E Bolsonaro ha festeggiato sui social: "Avevo ragione io, quel vaccino non è sicuro". Poi però si è saputo che il 32enne di San Paolo è stato trovato in casa morto di overdose, e per la polizia si tratta di suicidio. Nulla a che vedere con il Covid-19. Il presidente brasiliano è stato quindi accusato di sciacallaggio, e ora si attende la ripresa delle sperimentazioni.
Nel frattempo ci si prepara anche dal punto di vista logistico, un aspetto che fa la differenza. I vaccini di Oxford e della Sinovac dovrebbero essere alla fine meno efficaci di quello della Pfizer (terzo vaccino in fase di test nel paese sudamericano), ma hanno un grande vantaggio: possono essere conservati in frigoriferi normali, invece che nelle speciali celle con decine di gradi sotto zero. Infine, quarto vaccino sperimentato nel paese è quello della società farmaceutica Janssen, controllata dal gruppo americano Johnson&Johnson, "efficace nel prevenire il 90 per cento delle infezioni", secondo una dichiarazione dell'azienda di pochi giorni fa.