ANALISI

Intercettazioni russe, la complicata posizione della Germania

Per la vicenda Taurus, Berlino deve fare i conti non solo con le turbolenze interne, ma anche con la tenuta con gli alleati

  • 6 marzo, 05:29
  • 10 marzo, 08:10
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Il cancelliere Olaf Scholz con un generale dell'esercito tedesco

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Di: Stefano Grazioli 

La vicenda delle intercettazioni da parte della Russia di una conversazione fra ufficiali tedeschi, a proposito dell’impiego da parte dell’Ucraina dei missili da crociera Taurus, può essere letta su diversi piani: c’è in primo luogo quello del colpo di spionaggio riuscito a Mosca e utilizzato in vari modi per la propaganda; c’è la questione del rapporto interno tra gli alleati e tra gli stessi e l’Ucraina, alla luce delle differenti posizioni sull’utilizzo di armi a lunga gittata nel conflitto tra Mosca e Kiev; è c’è naturalmente il dibattito casalingo tedesco sul tipo di sostegno che Berlino deve e può dare all’ex repubblica sovietica per difendersi dall’aggressione russa.

Si tratta di aspetti diversi, concatenati, ma che rivelano in questa fase come la coalizione occidentale non brilli per coesione. Il caso delle intercettazioni è arrivato appena dopo la dichiarazione del presidente francese Emmanuel Macron sulla possibilità dell’invio di truppe NATO in Ucraina che ha creato forti turbolenze all’interno della stessa Alleanza e ha trovato il rifiuto netto, tra gli altri, del cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Il colpo di Mosca

Proprio in questo contesto, parallelamente al difficile quadro militare che l’esercito ucraino sta affrontando su tutta la linea del fronte anche a causa dei mancati aiuti occidentali, il segnale arrivato dal Cremlino, alla Germania, ma a tutti gli alleati, è chiaro e riguarda appunto la conoscenza di alcuni aspetti della collaborazione tra Kiev e le capitali occidentali. Al di là del contenuto delle intercettazioni, la facilità con cui la Russia le ha ottenute e rese note poi attraverso i media, dovrebbe far preoccupare Berlino e tutta la NATO. Naturalmente può essere stato un caso, ma la possibilità che dietro questa vicenda ci sia un sistema e i buchi siano molteplici non può essere scartata a priori. Se si aggiunge poi il succo della conversazione, con i Taurus in primo piano, la preoccupazione dovrebbe crescere, proprio alla luce della sua valenza politica in questa fase della guerra.

Se Berlino ha cercato di minimizzare, la frittata, sul fronte interno e su quello internazionale, è ormai fatta. La tecnica, quella di svelare all’avversario le informazioni in proprio possesso, o almeno alcune, per condizionarne lo spazio di movimento e comunque tentare di influenzare le mosse, è stato ampiamente utilizzato anche dagli Stati Uniti e della NATO, alla vigilia dell’invasione russa e fa parte della guerra dell’informazione, parallela a quella sul campo.

Il rapporto tra gli alleati occidentali e con Kiev

Nella sostanza, la conversazione degli ufficiali della Bundeswehr ha rivelato cose risapute, e ribadite anche dal cancelliere Scholz, cioè che da un lato la Germania potrebbe inviare i Taurus a Kiev, lasciandone la gestione all’Ucraina o comunque supportandola da vicino, ma non lo fa per volontà politica; dall’altro che sul terreno in Ucraina sono presenti consulenti britannici e francesi che coadiuvano l’impiego degli analoghi sistemi missilistici Scalp/Shadow Storm, di produzione britannico-francese.

Dietro le quinte, visto che lo spionaggio e il controspionaggio da tutte le parti funzionano sempre, anche se solo una volta ogni tanto finiscono di dominio pubblico, non si tratta certo di novità assolute, ma il fatto di farle sembrare tali, per inserirle ad hoc nel dibattito tra gli alleati e creare scompiglio soprattutto in Germania, è apparso da subito l’obbiettivo della Russia. Il Cremlino ha portato così alla luce le divergenze tra Parigi e Londra da una parte e Berlino dall’altra; inoltre ha accentuato la complicata condizione di Kiev e del presidente Volodymyr Zelensky, che al momento aspetta sia gli aiuti promessi dagli Stati Uniti che quelli delle cancellerie europee, preoccupate a loro volta di mostrare quell’unità di vedute e d’intenti che non sempre però rispecchia la realtà dei fatti.

Il dibattito a Berlino

Nel caso specifico dell’intercettazione né Scholz, né il ministro della Difesa Boris Pistorius, né la Bundeswehr ci fanno una bella figura. D’altra parte il cancelliere ha sfruttato l’occasione per ribadire il suo Nein ai Taurus e a un coinvolgimento più diretto della Germania nel conflitto. Da questo punto di vista all’interno della coalizione di governo, che oltre ai socialdemocratici comprende verdi e liberali, si trova isolato. Ma visto che la questione è di pertinenza solo del capo del governo, al momento non ci sono spazi per ripensamenti.

La Germania è comunque il secondo Paese dietro gli Stati Uniti per gli aiuti, finanziari e militari, concessi all’Ucraina e la posizione rimane questa, almeno sino a contrordine, a seconda anche di quello che sarà convenuto con gli Stati Uniti. Rimangono da chiarire quali sono i motivi che spingono Scholz a essersi impuntato: da una parte conta sicuramente la volontà di non essere il motore di un’ulteriore escalation e il differente status tedesco rispetto a Francia e Gran Bretagna, entrambe potenze nucleari; dall’altro gioca un ruolo importante la mancanza di fiducia di fondo di Berlino verso Kiev, dovuta alla vicenda Nord Stream e al sabotaggio da addebitare all’Ucraina, almeno stando a quanto hanno rivelato sino ad ora le inchieste ufficiali e le più robuste voci statunitensi. La Germania ha dovuto incassare l’attacco di un alleato, un caso che non trova spazio nel dibattito pubblico e politico, né a Berlino né altrove, ma che pesa e continuerà a farlo nei rapporti sia con l’Ucraina che con il resto dell’Alleanza.

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I Taurus della discordia

Telegiornale 02.03.2024, 20:00

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