Dici Israele e pensi subito allo stato ebraico, nato per accogliere gli ebrei dopo l’indicibile orrore avvenuto durante il secondo conflitto mondiale. Quasi mai, però, si pensa agli 1,6 milioni di cittadini israeliani che invece ebrei non sono, ma sono arabi e costituiscono il 21% della popolazione.
La parlamentare araba della Knesset Aida Touma-Suleiman
“Il popolo invisibile” li chiama lo scrittore israeliano David Grossman. Gli arabi israeliani possono votare, eleggere rappresentanti in parlamento, hanno gli stessi diritti dei cittadini ebrei. Solo sulla carta, denunciano però numerosi attivisti per i diritti civili, perché molte sono le discriminazioni sociali, culturali, identitarie. L’ultima: lo scorso luglio, quando dopo un accesissimo dibattito la Knesset ha approvato quella che viene chiamata “
la legge dello stato-nazione”, che definisce Israele come la nazione del popolo ebraico e ha retrocesso la lingua araba da “ufficiale” a “speciale”.
Eppure per le strade di Nazareth, la più grande città araba nel nord di Israele, molti arabi sembrano non curarsene troppo. L’impressione è che, soprattutto tra i giovani, il processo di normalizzazione sia compiuto. La causa palestinese sembra appartenere ormai al passato, la lotta è abbandonata; il desiderio di vivere una vita normale è più forte dell’identità che i padri hanno cercato di difendere. Arabi sì, ma prima di tutto israeliani.
Quegli arabi anche israeliani
Telegiornale 07.04.2019, 22:00
I primi due reportage:
Golan, il confine sospeso
Telegiornale 05.04.2019, 22:00
Hebron, il peso della storia
Telegiornale 06.04.2019, 22:00
La cronaca odierna
Israele, campagna elettorale agli sgoccioli
Telegiornale 07.04.2019, 14:30