Il governo di unità nazionale varato da Israele il 7 ottobre scorso sta dando segni di cedimento. Il leader dell’Unione nazionale (centrodestra) Benny Gantz, principale oppositore di Netanyahu, ha dato al premier un vero e proprio ultimatum per elaborare una strategia chiara, altrimenti lascerà il gabinetto di guerra, in cui è entrato all’indomani dell’attacco di Hamas che ha provocato l’inizio del conflitto.
“Il gabinetto deve formulare e approvare entro il prossimo 8 giugno un piano d’azione che permetta di realizzare sei obiettivi strategici”, ha detto Gantz in un discorso televisivo. Uno di questi deve essere la creazione di un’amministrazione civile congiunta tra americani, europei, arabi e palestinesi per la striscia di Gaza, alternativa ad Hamas e all’autorità palestinese di Abbas. Ganz ha anche chiesto la normalizzazione delle relazioni con l’Arabia Saudita per lottare tutti insieme contro l’Iran e i suoi alleati.
“Se sceglierete la strada dei fanatici e porterete la nazione verso l’abisso, saremo costretti a dimetterci”, ha minacciato Gantz. Il gabinetto di guerra conta cinque membri. I tre più importanti sono Netanyahu, Gantz e il ministro della difesa Gallant.
Netanyahu ha risposto accusando il suo avversario di volere la sconfitta di Israele, la creazione di uno stato palestinese e di essere alla ricerca di una scusa per spodestarlo. Il premier ha definito le condizioni poste da Gantz proposte arruffate che hanno per scopo la fine della guerra e la sconfitta di Israele.
Nuove proteste a Tel Aviv, interviene la polizia
Decine di migliaia di persone hanno preso parte sabato alle ormai consuete proteste anti-governative a Tel Aviv. Al termine della manifestazione un gruppo ha rifiutato di disperdersi e sbloccare un incrocio. La polizia ha reagito usando cannoni ad acqua contro i dimostranti e arrestando uno dei leader accusato di fomentare la rivolta.
Secondo un sondaggio della televisione Channel 12 il gradimento di Netanyahu nell’elettorato israeliano sarebbe sceso al 32%, ma anche Gantz non è particolarmente popolare: solo il 35% approva il suo operato, una cifra che sale al 42% tra i sostenitori del centrosinistra. Va meglio il ministro della difesa Yoav Gallant, che questa settimana ha attaccato Netanyahu in un discorso. Il 43% degli israeliani ne approva l’operato.
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