Mondo

Israele, tra raid e tentazioni di “riprendere la guerra”

La tregua resta appesa a un filo, dopo una giornata in cui falchi di Tel Aviv minacciano una ripresa dei combattimenti

  • Ieri, 22:12
  • Ieri, 22:12
Nel nord di Gaza c'è anche un problema di approvvigionamento idrico.jpg

Nel nord di Gaza c'è anche un problema di approvvigionamento idrico

  • Keystone
Di: ATS/AFP/Spi 

La tregua nella Striscia di Gaza resta appesa a un filo. L’esercito israeliano, guidato dal nuovo capo di stato maggiore Eyal Zamir, è pronto a riprendere la guerra con un “piano più rapido e intenso di prima”, ha annunciato il ministro israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich. Segnali in tal senso giungono anche dai raid aerei compiuti contro “terroristi” che stavano seppellendo ordigni esplosivi nella zona di Nuseirat. In una nota su Telegram la Forza di difesa israeliana (IDF) ha inoltre affermato che “diversi terroristi” sono stati l’obiettivo di un altro attacco aereo a Shujaiya, un quartiere a est di Gaza City, nel nord del territorio palestinese, dopo essere stati avvistati mentre seppellivano un ordigno esplosivo vicino ai soldati israeliani.

Da parte sua il  leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid ha avvertito che “se Israele riprenderà a combattere a Gaza, gli ostaggi moriranno”. E ha affermato che “l’argomentazione secondo cui combattiamo per riportarli a casa non ha superato alcun test. Più la guerra continua, più ostaggi muoiono. Il governo non deve e non può mentire al pubblico. Tornare alla guerra significa la morte degli ostaggi”.

A frenare le decisioni del Governo israeliano e dell’IDF c’è una precisa richiesta dell’inviato del presidente Trump, Steve Witkoff, che ha chiesto al premier Netanyahu di aspettare il suo ritorno in Medio Oriente prima di qualsiasi nuovo passo a Gaza. Martedì Witkoff sembra essere atteso a Riad, poi mercoledì a Doha. Dove arriverà il team negoziale israeliano per colloqui indiretti con Hamas proprio sulla base delle linee guida dell’inviato Usa.

La situazione resta in ogni caso incandescente dopo la decisione di Israele che ha interrotto le forniture di elettricità nella Striscia per fare pressione su Hamas. Una mossa che, lunedì, l’ONU ha definito “molto preoccupante” e dalle “gravi conseguenze” per la popolazione: “Senza elettricità e con il carburante bloccato, gli ultimi impianti di desalinizzazione dell’acqua, strutture sanitarie e panifici a Gaza rischiano di chiudere, con gravi conseguenze per i civili”, sottolinea un portavoce dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, in una e-mail all’agenzia di stampa AFP.

02:19

Gaza, al via i colloqui per un accordo

Telegiornale 10.03.2025, 12:30

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare