Kazakistan, assalto al Municipio di Almaty

Si sono fatte più accese le proteste in Kazakistan, dove da alcuni giorni la popolazione manifesta contro il rincaro del prezzo del gas naturale liquido, utilizzato per riscaldare le case ma anche come carburante per i veicoli. Martedì il Governo ha tentato una parziale marcia indietro annunciando una riduzione del prezzo, ma la mossa non è servita a placare le manifestazioni.

Mercoledì, il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha accettato le dimissioni presentate dall'Esecutivo e dichiarato lo stato d'emergenza in diverse località del Paese, compresa la capitale Nur Sultan, imponendo un coprifuoco notturno. Anche queste misure non sono bastate a spegnere le proteste: nella città di Almaty, la più popolosa del Kazakistan, migliaia di dimostranti sono scesi in strada e alcuni sono riusciti a entrare nella sede del Municipio.

La polizia ha già arrestato almeno 200 persone, mentre tra gli agenti ci sarebbero circa 100 feriti. Tokayev ha promesso una "risposta dura" alle proteste violente. Intanto, viene segnalato anche un blackout totale di internet: già nelle ore precedenti, la rete aveva subito delle interruzioni, con WhatsApp, Telegram et Signal inutilizzabili durante la notte tra martedì e mercoledì.

Il Kazakistan, la più grande economia dell'Asia centrale, sta soffrendo per la caduta dei prezzi del petrolio (di cui è esportatore) e per la svalutazione del tenge, la moneta locale.