“In queste zone di campagna le armi sono come uno strumento di lavoro, un badile per esempio”. Jamie French ha la voce calma di chi conosce il mestiere. È il titolare di un’armeria appena fuori dalla cittadina di Benton, in Kentucky. Alle sue spalle sono appesi in bella vista i fucili in vendita.
Jamie French, ex-ispettore di polizia, è titolare di un negozio di armi a Benton, in Kentucky. In 5 anni ne ha vendute circa 7'500
Lo incontriamo all’interno del suo negozio. In questi giorni si torna in classe anche qui in Kentucky. Il figlio di Jamie frequenta un istituto superiore il cui nome si legge ovunque. Adesivi e scritte per ricordare una strage avvenuta lo scorso gennaio, proprio pochi giorni prima del massacro nel liceo in Florida. Là morirono 17 persone e decine rimasero ferite. Qui in Kentucky due studenti 15enni vennero uccisi da un coetaneo.
La strage di Parkland ha creato un movimento di protesta studentesca in tutti gli Stati Uniti. Quella avvenuta qui a Benton è passata quasi inosservata in questa zona dell’America rurale dove le armi sono molto più diffuse e culturalmente accettate.
Eppure qualcosa è cambiato anche in questa piccola scuola di provincia. “Una sensazione del tutto diversa” la definisce Ashleen, una studentessa che adesso ricomincerà un nuovo anno scolastico nel liceo “Marshall County”. Controlli degli zaini col metal detector, insegnanti che frugano nelle cartelle per accertarsi che non vi siano armi.
“Non sarà mai più lo stesso”, aggiunge la studentessa. In classe tornerà anche il figlio del titolare della rivendita di armi. Il signor Jamie prima di aprire questo negozio è stato per 21 anni un ispettore della polizia. Ma perché mettersi a commerciare in pistole e fucili? Davvero portano sicurezza nelle comunità e dunque anche nelle scuole? Prima di rispondere sospira a lungo. Dice di vendere armi proprio perché ha una lunga esperienza di formazione nell’autodifesa, come istruttore e come poliziotto. Vende circa 1'500 armi all’anno. Da quando ha aperto la sua attività ne ha vendute circa 7'500, ci spiega. “Quando gli studenti hanno protestato chiedendo leggi sul controllo delle armi – aggiunge il signor Jamie - mio figlio mi ha detto che il problema non sono gli adulti. Ma i ragazzi che si uccidono tra loro”.
Dopo i 17 morti in un liceo in Florida lo scorso febbraio, gli studenti avevano protestato ovunque in USA. Molto meno in Kentucky
Altrove - in Florida ma non solo – gli studenti sono usciti dalle classi per protestare, hanno sfilato nelle strade, hanno manifestato davanti ai Parlamenti statali. In Kentucky la reazione è stata molto più contenuta. Incontriamo la preside della Marshall County, Patricia Greer. Non si vuole sbilanciare: “Come scuola, non prendiamo posizione sul controllo delle armi. Sono orgogliosa che i nostri studenti abbiano espresso il loro punto di vista, in entrambi i sensi: pro e contro le armi”. Quando le chiediamo se per garantire maggior sicurezza sia necessario armare gli insegnanti - come suggerito dal presidente Donald Trump – non vuole rispondere. “Questa domanda mi mette a disagio”.
Dopo la strage, qui in Kentucky non è stata introdotta alcuna legge sul controllo di pistole e fucili, compresi quelli semi-automatici. Ashleen – la studentessa – non nasconde la propria disillusione. “Qui, sulle armi, non cambierà mai nulla”.