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L’Asia multireligiosa accoglie Papa Francesco

Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore sono i quattro paesi che il Pontefice visiterà dal 3 al 13 settembre, il viaggio più lungo dalla sua elezione nel 2013

  • Ieri, 21:18

La visita del Papa in Asia

Telegiornale 02.09.2024, 20:00

Di: Loretta Dalpozzo

Pace e armonia sono i messaggi che Papa Francesco porta in Asia, un continente che il Pontefice ha visitato più volte e di cui riconosce il ruolo chiave. L’Asia sta diventando la regione più importante  ed influente del XXI secolo, un’alternativa al dominio occidentale, in cui giace un enorme potenziale di crescita per la Chiesa Cattolica.  In questo contesto, la Santa Sede è impegnata nel lungo termine con stati e tradizioni asiatiche. L’obiettivo non è solo di raggiungere le minoranze cattoliche della regione, di costruire ponti, ma è anche di trasformare se stessa, nella speranza di restare rilevante.

Al centro del viaggio c’è la spinta al dialogo tra cattolici e musulmani. L’Indonesia è il paese a maggioranza musulmana più popoloso del mondo. Dei 280 milioni, solo il 3% è cattolico. Simbolico sarà l’incontro con i rappresentanti delle sei religioni riconosciute dal Paese nella moschea Istiqlal di Giacarta, la più grande del sud-est asiatico, che sorge di fronte alla cattedrale cattolica.

Gli scambi interreligiosi sono una priorità e una preoccupazione per il Santo Padre. Nel 2019, Francesco fu il primo Papa a visitare la penisola arabica, dove firmò un documento storico sulla “fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” con il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib, e la tappa indonesiana servirà a rinforzare tale impegno. Yaqut Cholil Qoumas, ministro degli affari religiosi indonesiano, ha affermato che la visita del papa “rende l’Indonesia il barometro della pace e un pilastro della tolleranza”. Nel Paese, uno stato laico, le minoranze religiose sono spesso al centro di tensioni e discriminazioni.

In Papua Nuova Guinea, la popolazione è prevalentemente cristiana e i cattolici rappresentano il 26% della popolazione. Tuttavia le tensioni tra i numerosi gruppi indigeni, portano spesso a scontri e violenza. A gennaio, nella capitale Port Moresby, è stato dichiarato lo stato di emergenza, in seguito a rivolte mortali, che si sono estese ad altre città nella nazione di circa 10 milioni di persone.

A Timor Est, il Papa troverà un paese  cattolico al 97%, che fatica ad uscire dalla povertà, 20 anni dopo l’indipendenza. La Chiesa ha svolto un compito fondamentale contro l’esercito indonesiano, ma scandali e corruzione, hanno disilluso i fedeli. Particolarmente controversa la questione legata al vescovo di Dili, Carlos Ximenes Belo, eroe dell’indipendenza e premio Nobel, che abusò sessualmente di molti giovani. Invece di rimuoverlo dagli ordini sacri, il Vaticano lo trasferì in Mozambico e poi in Portogallo, dove è ancora vescovo.

Papa Francesco concluderà il suo viaggio a Singapore, la ricca città-stato con una popolazione di sei milioni di persone, tre quarti dei quali è di etnia cinese. Il taoismo, l’Islam e l’induismo sono le religioni praticate; solo il 19% della popolazione è cristiana. Sull’isola, che mantiene buoni rapporti con la Cina e il mandarino è una lingua ufficiale, il Papa avrà l’opportunità, indirettamente, di tendere la mano a Pechino, con cui cerca di migliorare i legami.

Una regione complessa quindi, che incarna però le priorità dell’instacabile Santo Padre, deciso a promuovere la tolleranza interreligiosa e interculturale nei posti più remoti.

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