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L’Austria ha quattro possibilità per uscire dalla crisi

Dopo la fumata nera tra estrema destra e conservatori il presidente ha illustrato le vie d’uscita: elezioni anticipate, governo di minoranza, tecnico o ricerca di una nuova maggioranza

  • Oggi, 05:47
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Van der bellen in un'immagine scattata mercoledì sera a Vienna

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli 

Doveva essere il trionfo per Herbert Kickl, il leader dell’estrema destra della FPÖ, arrivato a un passo dalla cancelleria: ma, quasi sulla linea del traguardo, le trattative con i popolari della ÖVP di Christian Stocker sono saltate. Non ci sarà un dunque un Volkskanzler a Vienna, un cancelliere del popolo, come lo stesso Kickl si era autodefinito, solleticando i ricordi bruni del passato. Non ci sarà nessuna alleanza tra la destra radicale e il centrodestra più moderato, tandem che per altro si era già visto in Austria un paio di volte, a parti invertite: all’inizio degli anni Duemila con il cancelliere popolare Wolfgang Schüssel, che aveva sdoganato al governo i nazionalpopulisti di Jörg Haider e poi nel 2017 con Sebastian Kurz e Hans Christian Strache, entrambi travolti in seguito dall’Ibizagate. Cosa succederà in Austria è però ancora tutto da vedere e intanto regna l’incertezza.

Le ragioni della rottura secondo Stocker

La FPÖ, uscita vincitrice dalle elezioni dello scorso settembre, era stata in un primo momento esclusa dai giochi. L’allora cancelliere popolare Karl Nehammer aveva tentato di formare in autunno un governo con i socialdemocratici della SPÖ e i liberali di Neos, ma a gennaio aveva dovuto gettare la spugna. Kickl era rientrato quindi in campo, con le carte in apparenza migliori, anche rispetto al successore di Nehammer, Stocker. In poco più di un mese però i due partiti non sono riusciti a limare le differenze, apparse insormontabili già negli ultimi giorni, sino alla rottura finale di mercoledì. Diverse le ragioni del fiasco, a seconda delle campane ascoltate: per Stocker è tutta colpa della FPÖ, incapace di scendere a compromessi rispetto ad alcune questioni fondamentali, come l’affidabilità dell’Austria nell’Unione Europea, legata anche alla sicurezza, tra il progetto Sky Shield e la collaborazione con le intelligence occidentali, elementi messi in discussione da Kickl.

La ÖVP ha lamentato poi l’impossibilità di soddisfare le richieste esorbitanti della FPÖ, non giustificabili dai pochi punti percentuali di differenza (28,9 contro 26,3, 57 seggi contro 51). Un ruolo importante hanno avuto comunque, in primo luogo, i diversi piani di distribuzione delle poltrone ministeriali, con lo scontro irrisolto su Finanze e Interni, sui quali nessuno ha voluto cedere, in un braccio di ferro dalle molte sfumature. In secondo luogo, l’approccio della ÖVP è stato contraddistinto dalle diverse anime del partito, quelle più tendenti all’accordo e quelle più riluttanti a fare da spalla, che alla fine hanno avuto la meglio determinando la strategia che ha condotto alla fine delle trattative. Per Stocker, Kickl aveva l’occasione per diventare cancelliere, l’ha buttata via aver chiesto troppo.

La versione di Kickl e le quattro possibilità di Van der Bellen

Il leader della FPÖ ha ovviamente scaricato la responsabilità sulla ÖVP e sostenuto che erano le richieste di Stocker inaccettabili, soprattutto in riferimento ai due ministeri contesi. Kickl ha dichiarato che in realtà avrebbe potuto cedere in fretta alle pressioni dei popolari e tenersi la poltrona di cancelliere, ma ciò avrebbe significato il tradimento del proprio elettorato e il non rispetto delle promesse elettorali: Zuerst das Volk, danach der Kanzler (prima il popolo, poi il cancelliere) è la formula che ha utilizzato per spiegare la scelta di rimandare il mandato nelle mani del capo dello Stato. Tutte affermazioni fatte con un occhio alle prossime elezioni, sia anticipate, sia alla scadenza di questa legislatura che deve ancora trovare un governo.

La palla dunque è passata al presidente Van der Bellen, che ha già illustrato le quattro possibilità per l’uscita dalla crisi: elezioni anticipate, governo di minoranza, governo tecnico, ricerca di una nuova maggioranza. “Il mio compito è garantire che il paese abbia un governo capace di agire. Nei prossimi giorni terrò quindi dei colloqui con le parti per determinare quale delle quattro opzioni sia la migliore per il Paese”, queste le parole di Van der Bellen che hanno aperto l’ennesima, nuova fase. L’impressione è che verrà fatto un altro tentativo per cercare un accordo tra ÖVP e SPÖ, allargato probabilmente anche a Neos e ai Verdi, in una sorta di governo di solidarietà nazionale per evitare nuove elezioni: secondo i sondaggi che da settimane circolano a Vienna, nel caso di un voto anticipato la FPÖ sarebbe di gran lunga il primo partito, con circa il 35% dei consensi.

03:24

Austria, accordo fallito per la formazione di un nuovo governo

SEIDISERA 12.02.2025, 18:00

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