"La nave ha raggiunto la riva", ha annunciato sabato sera, tra gli applausi dei delegati a New York, la presidente della conferenza, Rena Lee. La riva è l'accordo, raggiunto dopo dieci anni di negoziati, tra gli Stati membri delle Nazioni Unite per proteggere l'Alto mare, un tesoro fragile e vitale che copre quasi la metà del pianeta.
L'Alto mare è l'area di mare che si trova al di là della zona economica esclusiva nazionale, la cosiddetta ZEE - oltre le 200 miglia nautiche (370,4 chilometri) dalla costa - e occupa circa due terzi dell'oceano. Questa zona fa parte delle acque internazionali, quindi al di fuori delle giurisdizioni nazionali, in cui tutti hanno il diritto di pescare, navigare e fare ricerca, per esempio.
Nelle nuove aree protette, stabilite dall'accordo, verranno posti limiti alla quantità di pesca che può essere praticata, alle rotte marittime e alle attività come l'estrazione mineraria in acque profonde, quando i minerali vengono prelevati da un fondale marino a 200 metri o più sotto la superficie.
I rappresentanti dei Paesi dovranno ancora incontrarsi prima che la protezione possa essere concretamente attuata. Ma la rotta è tracciata.
Finora nessun governo si è assunto la responsabilità della protezione e della gestione sostenibile delle risorse dell'Alto mare, il che rende queste zone vulnerabili. Di conseguenza, alcuni degli ecosistemi più importanti del pianeta sono a rischio, con conseguente perdita di biodiversità e habitat. Secondo le stime, tra il 10% e il 15% delle specie marine è già a rischio di estinzione.
Notiziario 09.00 del 05.03.2023
Notiziario 05.03.2023, 09:16
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