"Il nostro è uno Stato laico, non è uno Stato confessionale. Quindi il Parlamento è certamente libero di discutere - sono considerazioni ovvie - e di legiferare. Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per rispettare gli impegni internazionali tra cui il Concordato". Queste le parole pronunciate mercoledì pomeriggio dal premier italiano Mario Draghi nella replica al Senato, sollecitato in merito alla lettera che la Santa Sede ha fatto pervenire al Governo tramite fonti diplomatiche sul disegno di legge Zan contro l'omotransfobia.
Draghi ha poi aggiunto che "la laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, bensì tutela del pluralismo e delle diversità culturali".
Il testo della nota giunta da oltre Tevere, anticipata martedì dal Corriere della Sera, rilevava come alcuni contenuti dell'iniziativa legislativa del disegno di legge "particolarmente nella parte in cui si stabilisce la criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi "fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere" - avrebbero l'effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario". Da qui la richiesta di "rimodulare" il testo della legge in discussione al Senato e la risposta di mercoledì del primo ministro.