La Cina avanza a passi da gigante in Sudamerica. Il primo ministro cinese Li Keqiang ha iniziato da Brasilia un tour di otto giorni che lo porterà anche in Perù, Colombia e Cile e che ha come obbiettivo il rafforzamento di un’alleanza commerciale consolidata ormai da tempo. Nell’incontro con la presidente brasiliana Dilma Roussef è stato annunciato un pacchetto di investimenti dell’ordine di 50 miliardi di franchi svizzeri, un vero e proprio toccasana per l’economia brasiliana, che si trova ora sulla soglia della recessione. Tra i progetti più ambiziosi c’è quello per la costruzione di una linea ferroviaria transoceanica che collegherà le coste centrali del Brasile ad un grande porto in Perù e che permetterà così di risparmiare su tempi e costi per le esportazioni di materie prime agricole e non solo (soia, cereali, ferro, rame). Ditte cinesi sono invitate a partecipare nella costruzione della ferrovia che verrà gestita poi a capitale mista fra i tre paesi.
Annuncio della ferrovia Atlantico-Pacifico - Dilma Rousseff
RSI 22.05.2015, 12:41
Cinesi salvatori della patria, quindi, ma a che prezzo? È la domanda che si pongono molti analisti, considerando il fatto che nei momenti di difficoltà l’aiuto del gigante asiatico arriva sotto forma di contratti che vengono siglati a condizioni molto favorevoli per Pechino. Una situazione analoga è successa in Argentina, con un maxi finanziamento arrivato ad hoc permettendo a Buenos Aires di evitare il rischio di un possibile default. Contando su enormi capacità finanziarie, cosa che manca ai paesi sudamericani, la Cina si assicura l’approvvigionamento di commodities da una regione considerata come uno dei granai più fertili del pianeta. Il petrolio è l’atro grande interesse prioritario. La Cina, che ad aprile ha superato gli Stati Uniti come maggior importatore al mondo, compra in Sudamerica soprattutto in Venezuela, Cina, Colombia e Brasile.
Pechino ha recentemente investito quasi 3 miliardi di franchi nella compagnia pubblica Petrobras, un’impresa oggi in forte crisi ma con un’enorme potenzialità considerando le risorse stimate nel cosiddetto pre-sal, uno strato di greggio sotterraneo scoperto nell’Oceano Atlantico. Con queste prospettive, l’asse Brasilia- Pechino è destinato a crescere notevolmente nei prossimi anni sulla base di una complementarietà delle rispettive economie, come spiega Samuel Pessoa dell’Istituto di Economia Brasiliana della Fondazione Getulio Vargas.
Intervista a Samuel Passoa
RSI 22.05.2015, 12:42
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Con una Cina sempre più presente in Sudamerica diminuisce l’influenza economica degli Stati Uniti.
I prestiti concessi da Pechino rendono i paesi sudamericani meno dipendenti dagli organismi internazionali come la Banca Mondiale o il Fondo Monetario Internazionale, offrendo loro un modello alternativo di finanziamento per le grandi infrastrutture necessarie per sostenere la crescita economica e l’aumento della domanda interna. Con l’ingresso di capitali cinesi in progetti di grande portata, come ad esempio quello della ferrovia transoceanica, e la creazione di fabbriche a capitale cinese nella regione si tende poi a mitigare l’immagine della bilancia commerciale sfasata, con i paesi sudamericani che esportano materie prime e importano prodotti finiti. In altre parole, la Cina si propone come un alleato a tutto campo per sostenere lo sviluppo della regione e questo facilita la sua penetrazione anche in paesi tradizionalmente più vicini agli Stati Uniti, come la Colombia, seconda tappa del viaggio di Li Kiqiang. Con un portafoglio variato, gli investimenti del gigante asiatico si spalmano nella regione su diversi settori, dalla costruzione alle infrastrutture, dall’energia al settore finanziario, che ruota attorno alla ICBC, la banca d’investimento cinese incaricata di gestire i prestiti concessi ai rispettivi paesi.
Intervista a Carlos Lessa, ex presidente BNDES, banca pubblica d'investimenti brasiliana
RSI 22.05.2015, 12:41
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Dalla Colombia la Cina importa soprattutto petrolio e caffè; dal Perù rame, ferro e piombo, mentre in Cile la parte del leone la fa il rame seguito da vino, uva e cereali. Nei tre paesi affacciati sull’Oceano Pacifico si stima che lo scambio commerciale con la Cina possa raddoppiare nei prossimi tre anni.
Emiliano Guanella