I ministri degli Esteri arabi hanno deciso domenica, al Cairo, di reintegrare a determinate condizioni il regime siriano nella Lega Araba. Lo avevano allontanato nel 2011 per la sua repressione di una rivolta popolare che si è trasformata in una guerra, costata quasi mezzo milione di morti e che ha spinto alla fuga metà dei 23 milioni di abitanti.
"Le delegazioni del Governo della Repubblica Araba Siriana siederanno nuovamente nella Lega Araba", recita il testo votato da tutti i ministri presenti (13 su 22) in una riunione a porte chiuse presso la sede della Lega Araba al Cairo. Fra gli assenti più significativi il Qatar, contrario a una normalizzazione con Damasco. La decisione comprende un impegno a ricercare una soluzione diplomatica al conflitto siriano, in accordo con la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell'ONU. È stato creato un gruppo di contatto comprendente Arabia Saudita, Libano, Giordania e Iraq.
La svolta è spettacolare se si considera che nel 2012 i Paesi del Golfo avevano richiamato i loro ambasciatori in Siria (gli Emirati sono stati i primi a tornare sui loro passi nel 2018) e che nel 2013 l'opposizione ad Assad aveva occupato il seggio siriano in occasione di un summit a Doha e all'inizio del conflitto diversi Paesi arabi avevano sostenuto i ribelli. Con gli anni e il sostegno russo e iraniano, Damasco ha poi progressivamente recuperato gran parte del territorio e ora gode anche della simpatia internazionale in seguito alla tragedia del terremoto che ha colpito anche la Turchia.
Il presidente siriano Bashar al Assad è recentemente uscito dallo status di persona non grata e alcuni osservatori ritengono che potrebbe persino partecipare al vertice annuale dei capi di Stato dell'organizzazione panaraba, che si terrà a Riyadh il 19 maggio.

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