Malgrado le proteste della comunità internazionale, il presidente russo Vladimir Putin ha deciso di procedere con l'annessione dei quattro territori ucraini dove si sono svolti i referendum che hanno di fatto sancito la volontà del passaggio di queste regioni alla Russia. La firma degli accordi è prevista nell’odierna giornata di venerdì a Mosca.
Ma la cerimonia sembra stridere in modo evidente con le scene di migliaia di russi in fuga dal Paese, soprattutto per sottrarsi a una possibile chiamata alle armi, dopo che il presidente aveva deciso di far tornare in servizio attivo decine di migliaia di riservisti.
Frontiere sotto pressione
Per ovviare alle migliaia di persone che cercano di lasciare la Russia, i Paesi Baltici e la Polonia, da diversi giorni, hanno deciso di chiudere le loro frontiere. Oggi, venerdì, lo stesso ha fatto la Finlandia. Il ministro degli interni finlandese Krista Mikkonen ha affermato che da oggi "tutte le richieste di ingresso verranno considerate individualmente" aggiungendo che chi vuole "può far richiesta d'asilo”. Da parte sua il ministro degli Esteri Pekka Haavisto ha detto che fare domanda per "visti umanitari sarà una possibilità, però ci vorranno diversi mesi prima di poterli rilasciare".
Sempre in giornata il Governo norvegese ha reso noto che sta rafforzando i controlli al confine con la Russia. "Se necessario, chiuderemo rapidamente il confine e i cambiamenti possono arrivare con breve preavviso", ha affermato la ministra della Giustizia e dell'Emergenza Emilie Enger Mehl. "La mobilitazione in Russia e un possibile divieto di viaggio per i cittadini russi aumentano il rischio di attraversamento illegale della frontiera sul confine norvegese-russo al di fuori del valico di frontiera di Storskog", afferma il governo di Oslo in una nota. Da oggi un elicottero della polizia con sensori opererà nel distretto di Finnmark.
Viste le difficoltà a nord, migliaia di russi si stanno accalcando alle frontiere meridionali, in particolar modo quelle con la Georgia, il Kazhakistan e la Mongolia continuano a essere prese d’assalto.
Asilo, previste eccezioni per richieste di cittadini russi
Telegiornale 22.09.2022, 22:00
Europa in allarme
Con l'aumentare delle persone in fuga dalla mobilitazione decisa dal Cremlino, cresce in tutta Europa il caos sulla gestione di chi bussa alla porta ai confini del Vecchio continente. Alla frontiera orientale finora non sono state registrate situazioni di crisi ma a Bruxelles, dopo le prime reazioni in ordine sparso di diversi Paesi membri, è scattata l'allerta. "Il coordinamento è essenziale per preservare uno spazio Schengen forte e soprattutto la nostra unità", è stato l'invito della Commissione. Invito, al momento, inascoltato. Sulla gestione delle eventuali concessioni dell'asilo ai russi in fuga dalla chiamata alle armi pesano sette mesi di guerra e il timore che, tra chi scappa, si nascondano pericoli per la sicurezza interna.
La situazione in Svizzera
La situazione, come accennato, sta creando numerose preoccupazioni ai Paesi UE. Per ora questa fattispecie sembra trovare poco spazio in Svizzera complice anche il fatto che ad oggi le richieste d’asilo non sono aumentate in modo significativo. Berna per ora ha solo annunciato che non ci sarà un’accoglienza automatica per coloro che dovessero presentare una richiesta d’asilo, mentre ogni caso sarà valutato singolarmente.
Finora nella Confederazione solo il PS ha chiesto un allentamento delle condizioni di ammissioni anche se per il momento “più che altro a livello procedurale, per esempio per sapere dove poter depositare la domanda d’asilo”. La richiesta PS è stata però respinta dal Consiglio federale che ritiene che prima “debbano essere ponderati tutti i fatti, i numeri e capire se ci siano o meno rischi per la sicurezza nazionale elvetica”.
Svizzera, norme più rigide per l'accesso ai russi
Telegiornale 16.09.2022, 22:00
La Segreteria di Stato alla migrazione ha frattanto comunicato che le richieste di asilo depositate da cittadini russi finora sono circa “una ventina al mese e al momento non si registrano aumentati sensibili di queste cifre”.
Nel dibattito si è inserita anche la voce della ministra di Giustizia Karin Keller-Sutter che un paio di giorni fa aveva affermato che “secondo la legge svizzera il rifiuto di prestare servizio militare non è di per sé un motivo sufficiente per concedere l’asilo nel nostro Paese, anche se la persona che diserta deve fare i conti con serie conseguenze”. Keller-Sutter ha però aggiunto che va considerato l’insieme delle circostanze, nell’ambito di “una verifica caso per caso per valutare se una persona necessita o meno di protezione”.
La ministra Karin Keller-Sutter
Al momento quindi non sembra che la Svizzera sia intenzionata a cambiare le sue procedure anche per almeno due fattori rendono la questione oltremodo delicata. Le implicazioni "nel campo della politica estera con le possibili ripercussioni che potrebbero venire decise da Mosca e l’impossibilità di espellere in futuro i disertori se questi rischiano la vita al loro ritorno in Patria".