"La rotta Balcanica non è chiusa, si è solo frammentata", Andrea Contenta è il responsabile delle operazioni di Medici Senza Frontiere (MSF) a Belgrado. Ogni giorno visita il deposito ferroviario abbandonato sulle rive dalla Sava dove vivono quasi 2'000 migranti. "Quest’inverno sono morte di freddo sette persone –continua Contenta- attraversando le frontiere bulgare per arrivare in Serbia".
Ogni giorno entrano illegalmente nel paese circa 100 persone. Buona parte di questi si dirigono a Belgrado, ma l’accoglienza messa in campo dalle istituzioni non riesce soddisfare le richieste. Le rigide temperature, tra i due e i meno venti gradi, hanno spinto i migranti a cercare rifugio tra le mura di questi capannoni (guarda il video). Qui non c’è alcun servizio: niente bagni, né acqua corrente o elettrica. Per scaldarsi i profughi bruciano plastica e traversine ferroviarie incatramate. Il fumo che si sprigiona ristagna all’interno dei depositi trasformandoli in camere a gas.
Non hanno cibo, né cucina. Solo una volta al giorno dei volontari, provenienti da tutta Europa, distribuiscono una scodella di zuppa calda. Troppo poco per dei giovani uomini, hanno tutti tra i 12 e i 25 anni, che tentano di rifocillarsi prima di tentare di attraversare a piedi un nuovo confine, quello con l’Ungheria. Il passaggio legale comporta oltre un anno di attesa, troppo per chi vive al gelo in questi capannoni. Per protestare contro le condizioni di cui vivono alcuni migranti hanno iniziato uno sciopero della fame.
di Stefano Bertolino e Cosimo Caridi