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La tensione percettibile

Turchia al voto – Istanbul non sembra essere più la stessa, la percezione del nostro inviato

  • 14 aprile 2017, 17:03
  • Oggi, 06:03
"La nazione dice sì"

"La nazione dice sì"

  • RSI/Gianfranco Fozzi

Quando la chiacchierata al bar si concentra sul presidente turco, il nostro interprete comincia a parlare sottovoce e dà un’occhiata guardinga agli avventori che affollano la terrazza. Non si sa mai, ci confida: tra i bevitori di tè seduti ai tavolini accanto al nostro, qualcuno potrebbe avere le orecchie troppo lunghe, insospettirsi, e forse anche chiamare la polizia.

Ogni volta che ci siamo venuti, Istanbul è sempre stata la stessa, ma questa volta è meno uguale del solito. Da quando l’abbiamo lasciata lo scorso luglio, la storia della Turchia ha preso una brusca virata. Prima il colpo di Stato, poi il pugno di ferro repressivo, e infine la dura campagna in favore del referendum costituzionale che intende suggellare il potere del presidente Recep Tayyip Erdoğan. Una battaglia combattuta a colpi di aspri comizi, in cui gli slogan politici hanno diviso ancora di più un paese già pieno di contrasti.

Oggi i giornalisti non godono di una buona reputazione in Turchia. Non certo quelli turchi, oltre cento tutt’ora dietro le sbarre. Ma nemmeno quelli stranieri, visti come una minaccia, come spie e delatori. Più volte in questi giorni le persone hanno guardato la nostra telecamera con sospetto, se non con rancore. La retorica del governo turco contro l’Europa e l’Occidente ha screditato la stampa straniera come nemica e apologeta di un indefinito terrorismo. Proprio con questa accusa, ricordiamo, da più di un mese è in prigione anche il collega Deniz Yücel, corrispondente dalla Turchia del quotidiano tedesco Die Welt.

Ce lo aveva detto chiaramente il nostro interprete qualche giorno fa. "Qui è davvero pericoloso, non c’è più legge né giustizia", aveva voluto precisare via sms. Toni forse un po’ troppo allarmanti: ma sotto il placido caos che sempre pervade Istanbul questa volta la tensione è percettibile.

Jonas Marti

I cittadini turchi sono chiamati ad esprimersi domenica sulla riforma della Costituzione voluta dal presidente Recep Tayyip Erdogan. La riforma prevede di ampliare molto i poteri del capo di Stato. Secondo molti osservatori, se verrà approvata, il paese si trasformerà definitivamente in uno Stato autoritario. I nostri inviati Anna Valenti e Jonas Marti ci racconteranno questi giorni cruciali.

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