“La maggior parte della gente mi conosce come Mo Farah, ma non è il mio nome, non è la realtà”. Queste le parole con cui il podista quattro volte campione olimpico ha iniziato a raccontare per la prima volta la vera storia della sua vita, in un documentario che verrà trasmesso mercoledì dalla BBC.
“Mi chiamo Hussein Abdi Kahib. Sono nato in Somaliland, a nord della Somalia. Mi hanno deportato illegalmente da bambino nel Regno Unito sotto falsa identità e sono stato costretto alla schiavitù domestica” ha dichiarato il campione oggi 39enne, aggiungendo che – diversamente da quanto affermato in passato – i suoi genitori non hanno mai vissuto in Inghilterra. Anzi, il padre sarebbe morto durante la guerra civile e la madre insieme ai fratelli vivrebbe ancora nell’Africa orientale.
“Prima di prendere l’aereo mi è stato detto che in Europa avrei raggiunto dei parenti”, ma una volta arrivato a Londra la realtà fu per Farah molto diversa: “la donna sconosciuta che mi aveva accompagnato durante il viaggio prese il foglio con i recapiti che mi erano stati dati e lo strappò; in quel momento capii di essere nei guai” ha aggiunto l’atleta.

Le inaspettate rivelazioni del quattro volte campione olimpico
Dopo anni difficili - segnati da pianti in bagno e lavori domestici per aver diritto a mangiare – il maratoneta ha avuto il coraggio di confidare la sua storia all’allora insegnante di educazione fisica, Alan Watkinson che si occupò di contattare i servizi sociali e fare in modo che venisse affidato ad una famiglia diversa. Oltre a questo, fu la corsa a salvarlo: “L’unico linguaggio che sembrava capire era quello dello sport”, ha riferito il docente.
Oggi Farah ha deciso di rivelare la verità sul suo passato spinto dall’amore per i suoi quattro figli e dal desiderio di essere totalmente onesto con loro: “Spesso mi facevano delle domande alle quali non sapevo rispondere” ha concluso il podista.