L'equilibrismo di Biden sui migranti

"Non venite alla frontiera" senza prima aver lanciato una procedura legale: a pochi giorni dal suo primo viaggio alla frontiera messicana in due anni di presidenza, Joe Biden ha coniugato umanità e fermezza in un discorso alla Casa Bianca su un tema politicamente delicato nella politica statunitense di oggi, quello della migrazione.

Biden ha promesso di riparare un sistema guastato, pur riconoscendo che non sarà possibile farlo dall'oggi al domani. Il rafforzamento dei confini sarà al centro dell'incontro la prossima settimana con il suo omologo Andrès Manuel Lopez Obrador a Città del Messico. All'ordine del giorno delle discussioni, alle quali sarà presente pure il premier canadese Justin Trudeau, comprende però anche altre questioni, in primis quella energetica.

Il presidente ha criticato le politiche "estremiste" e intrise di "demagogia" dei repubblicani, ma la sua amministrazione si è fin qui appoggiata sul cosiddetto "title 42", una misura voluta da Donald Trump e oggetto di una battaglia giudiziaria che si concluderà in giugno alla Corte suprema, per respingere i clandestini intercettati alla frontiera. Nel solo mese di novembre alla frontiera sud ci sono stati 230'000 arresti, un primato.

Biden ha però pure promesso 30'000 permessi supplementari al mese per cubani, venezuelani, haitiani e nicaraguensi. Una promessa criticata dalle organizzazioni di destra, mentre chi aiuta i migranti ha espresso un parere opposto, parlando di una politica che resta nel solco di quella trumpiana.