Secondo un adagio che circola nel mondo della finanza, “Londra senza divertimento e cultura è come Francoforte, solo più cara”. E' l’emergenza sanitaria che rischia di privare la Capitale proprio di quegli attributi identitari che l’hanno resa negli ultimi decenni tra le prime megalopoli globali. Un primato che fino a qualche anno fa nessuno – almeno in Europa – osava neppure sfidare.
Eppure la nuova normalità del post-Covid, sotto forma di distanziamento interpersonale, limitazione agli spostamenti, lavoro in remoto, forte digitalizzazione della quotidianità, potrebbe davvero pregiudicare la frenetica vita sociale londinese, e con essa la stessa anima della Capitale. Che quest’anno deve fare i conti anche con la Brexit, e col rischio (molto concreto) di veder limitato l’afflusso preziosi di immigrati: elemento imprescindibile del processo di internazionalizzazione sulle rive del Tamigi.