Emmanuel Macron trionfa mercoledì al Congresso americano con un vibrante discorso di 40 minuti in cui sembra quasi l'anti Trump: multilateralismo "forte" contro isolazionismo e nazionalismo, commercio libero ed equo contro le guerre dei dazi, difesa dell'ambiente (perché "non esiste un pianeta B") e mantenimento dell'accordo sul nucleare iraniano in attesa di un altro "più completo".
Deputati e senatori hanno interrotto il presidente francese una cinquantina di volte con applausi e ben 19 standing ovation, poco meno del record detenuto dal premier israeliano Benjamin Netanyahu nel 2015.
Macron, che ha esordito ricordando la "relazione speciale" tra USA e Francia, ha lanciato un appello accorato a lavorare insieme, ma anche una sfida a Trump perché esca dal tunnel dell'America First.
"È il momento di scegliere - ha affermato -. Ci sono due possibilità: scegliere la tentazione dell'isolazionismo e le illusioni del nazionalismo come rimedio temporaneo alle nostre paure, oppure reinventare un "multilateralismo forte" con l'ONU, e con gli USA, per contribuire al nuovo ordine mondiale del XXI secolo". Macron ha poi assicurato che ciò "non farà calare un'ombra sulle nostre identità e culture ma le rafforzerà".
Il presidente francese ha anche attaccato la massiccia deregulation e le guerre commerciali contro gli alleati, "che distruggeranno posti di lavoro, aumenteranno i prezzi e faranno pagare i costi alla middle class". Meglio promuovere "gli scambi liberi ed equi", "correggere le iniquità della globalizzazione” e "risolvere le dispute commerciali al WTO".
Linea ferma anche a difesa dell'ambiente: "non esiste un pianeta B, lavoriamo insieme per rendere il nostro pianeta di nuovo grande" ha esortato, parafrasando lo slogan elettorale del tycoon e dicendosi certo che un giorno gli USA torneranno nell'accordo di Parigi sul clima da cui Trump è uscito.
Macron invita a collaborare anche per combattere "il virus delle fake news" ("senza ragione, senza verità non c'è democrazia") e proteggere la privacy dei cittadini dopo lo scandalo di Facebook.
Infine il capitolo Iran. L'accordo sul nucleare, ha osservato, non è perfetto ma va mantenuto, come hanno ribadito mercoledì anche Mosca, Teheran e Bruxelles. Ma bisogna cominciare a lavorare su un accordo "più ampio" che affronti le "legittime preoccupazioni" degli USA e degli alleati nella regione, comprese le capacità nucleari dopo il 2025, il programma balistico e l'influenza destabilizzante nella regione, dalla Siria allo Yemen.
"L'Iran non dovrà mai avere armi nucleari, ma questa politica non deve portare a nuove guerre in Medio oriente. Dobbiamo garantire la sovranità degli Stati, compresa quella dell'Iran, che è una grande civilità", ha concluso il primo presidente francese dopo Charles de Gaulle nel 1960 ad esprimersi a Capitol Hill.
ATS/Bleff