La Commissione europea minaccia di aumentare i dazi doganali sulle vetture elettriche cinesi importate dai Ventisette e ha annunciato mercoledì di aver comunicato ai costruttori i tassi che intende applicare dal 4 luglio, a meno che attraverso il dialogo non si raggiunga soluzione amichevole: dal 10% si passerebbe al 17,4% per BYD, 20% per Geely, 38,1% per SAIC e una media del 21% per gli altri fabbricanti. A titolo di paragone, gli Stati Uniti hanno stabilito il 14 maggio tassi del 100%, quadruplicando il valore precedente.
Pechino, accusata di favorire illegalmente il settore, ha subito contestato questa misura, tacciandola di protezionismo. Anche la Germania - insieme a Svezia e Ungheria - la contesta: le sue case automobilistiche sono molto coinvolte nella filiera produttiva cinese, dove sono installati diversi costruttori europei - e quindi potrebbero subire a loro volta le conseguenze della decisione.
I dazi, come detto, verrebbero applicati dal 4 luglio ma percepiti di fatto solo una volta definitivi. Perché lo diventino, ci saranno 4 mesi di tempo, entro i quali una maggioranza di 15 Stati membri, rappresentanti almeno il 65% della popolazione europea, potrebbe bloccarne l’introduzione.
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