Marcinelle. È il nome di un comune belga. Un nome tristemente famoso. Nella storia europea ha una valenza pari a quello di Mattmark in Svizzera e di Robiei in Ticino. Tre nomi di luoghi per altrettante tragedie del lavoro e dell’emigrazione consumatesi nella corsa all’energia degli anni Cinquanta e Sessanta: una per il carbone, le altre per l’idroelettrico. Causarono enorme commozione per la loro ampiezza e notevoli polemiche per la loro genesi. Ciascuna, a modo suo, cambiò l’approccio nei confronti della manodopera straniera e della sicurezza sul lavoro.
Quanto avvenne la mattina dell’8 agosto 1956 nella miniera di Bois du Cazier è stato ricordato oggi, lunedì, sui luoghi della tragedia con una giornata del ricordo. I fatti di allora commuovono e fanno discutere ancora, a sessant’anni di distanza.
Le piastrine dei minatori che non hanno fatto ritorno
Un incendio, causato dalla combustione d'olio ad alta pressione, riempì di fumo gran parte dell'impianto sotterraneo a quasi mille metri di profondità. Seguirono giorni di drammatica concitazione, speranze, pianti e delusioni. Fino a quando il 22 agosto ci si arrese all’evidenza: delle 274 persone presenti nella miniera al momento dell’incidente 262 erano morte.
Dagli archivi RSI: il 50.esimo anniversario (dal TG20 del 08.08.2006)
RSI Info 08.08.2016, 11:56
Fu un pugno nello stomaco per 12 Stati, ma soprattutto per l’Italia e il Belgio. La prima ebbe 136 vittime. Il secondo 95. Ma soprattutto i due Stati dieci anni prima (era il 23 giugno 1946) avevano firmato i tristemente noti trattati bilaterali “Braccia per il carbone”. Una mercificazione dell’uomo-lavoratore, giustificata dalla miseria dell’Europa subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, alla quale si mise fine sull’onda della commozione provocata dalla strage nella miniera alle porte della città di Charleroi.
Dagli archivi RSI "L'agonia del carbone" (Realtà 68 del 16.05.1968)
RSI Info 08.08.2016, 14:15
L’impianto minerario di Bois du Cazier, chiuso nel 1967 a causa della crisi carbonifera, segna ancora il panorama di Marcinelle. L'area abbandonata nel 2002 è diventata un sito culturale con un museo dedicato alla tragedia, alla sicurezza sul lavoro e alle migrazioni, quelle di un tempo e quelle di oggi. Attira 50'000 visitatori all’anno. Dal 2012 fa parte del patrimonio storico dell’umanità tutelato dall'UNESCO.
Diem/RG