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Mascherine, si teme per gli oceani

Sono 200 miliardi i dispositivi di protezione usati mensilmente: se anche solo una piccola parte finisse nei mari, i danni ambientali sarebbero gravissimi

  • 9 luglio 2020, 07:47
  • 22 novembre, 18:59
02:03

Radiogiornale delle 07.00 del 09.07.2020: l'intervista all'oceanografo Nick Mallos, di Manjula Bhatia

RSI Info 09.07.2020, 09:42

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Di: RG-Manjula Bhatia/ludoC 

Le mascherine sono indispensabili per proteggere gli esseri umani dal nuovo coronavirus, ma se disperse nell'ambiente dopo l'uso possono provocare gravi danni agli animali, soprattutto a quelli marini. Alcuni esperti lanciano l'allarme, considerando che sono circa 129 miliardi le protezioni per il volto usate nel mondo ogni mese e oltre 65 miliardi i guanti di plastica. Tutto questo rappresenta un'importante potenziale fonte di inquinamento, per di più contaminato dal virus.

“Se solo una piccola frazione dei circa 200 miliardi di strumenti protettivi usati ogni mese finisse in mare, sarebbe una quantità enorme di plastica e rifiuti che andrebbero ad aggiungersi agli otto milioni di tonnellate di plastica che già annualmente entrano nei nostri mari”, ci spiega Nick Mallos, direttore del programma mari senza rifiuti dell’ONG statunitense Ocean Conservancy.

Un potenziale impatto negativo dei materiali protettivi sull'ambiente che si vuole assolutamente scongiurare. Ma "è presto per dire quale sarà l'effettivo impatto – aggiunge Mallos –, quello che è certo è che si tratta di materiali dannosi per la vita marina. I guanti come accade per i sacchetti di plastica possono essere scambiati per meduse e quindi venire mangiati, mentre gli elastici delle mascherine possono strangolare i pesci".

Ricerche sul campo non sono ancora state fatte per capire quanti rifiuti anticoronavirus si trovino attualmente in mare, ma tutti possiamo costatare come le mascherine finiscano spesso buttate per strada, nei parchi, abbandonate sulle spiagge. Ocean Conservancy e altre ONG nel resto del mondo in settembre condurranno un'operazione internazionale di pulizia delle coste, allora si potrà disporre di dati sull'ampiezza di questa forma di inquinamento.

“Quello che la pandemia sta mettendo in evidenza – conclude l'oceanografo Nick Mallos – è l'importanza di una corretta gestione dei rifiuti e soprattutto una loro riduzione, usando per esempio in questo momento mascherine riutilizzabili”.

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