“Circa 80'000 cristiani hanno dovuto abbandonare le loro case”, ci spiega il vescovo caldeo Saad Syroub di Baghdad, raggiunto venerdì mattina a Erbil, capoluogo del territorio semi-autonomo del Kurdistan iracheno.
L'area toccata dalla recente avanzata degli islamisti
I cristiani, così come gli appartenenti ad altre minoranze, sono in fuga dalle aree del nord, in particolare dalle zone intorno alla città di Qaraqosh, dopo essere stati travolti dall’onda provocata dall’avanzata dei miliziani dello Stato islamico, davanti alla quale le forze regolari curde hanno deciso di retrocedere.
I profughi nella notte tra giovedì e venerdì a Erbil
I profughi che sono riusciti a superare il confine con il territorio controllato dalle autorità curde “stanno male – continua Syroub-, dormono per strada. Sono famiglie con bambini, per i quali non si riesce a trovare una casa. Non esistono aiuti internazionali: mancano cibo e acqua”.
“Siamo nel ventunesimo secolo e ci troviamo ancora davanti ad un’organizzazione che sta cercando di costruire il suo 'califfato' eliminando ciò che reputa diverso. È una violazione dei diritti umani: c’è gente perseguitata per la sua confessione religiosa. È grave. Stiamo assistendo – chiosa il chierico iracheno - alla distruzione di una comunità presente da secoli in Iraq”.
RG/Red MM
RG 12.30 8.8.2014 L'intervista di Emiliano Bos