La fumata bianca che sembrava imminente, dopo che il compromesso era stato rivisto ed erano venute meno le resistenze della Germania, non è ancora arrivata. A Bruxelles i ministri dell’interno dell’UE si sono incontrati giovedì per discutere dell’ultimo capitolo del patto sulla migrazione e sull’asilo, un regolamento in grado di rispondere a un forte afflusso di migranti, prolungando in particolare fino a 40 settimane i tempi di detenzione alle frontiere esterne dei Ventisette.
Ora ad avanzare obiezioni al compromesso è l’Italia, proprio per le concessioni fatte a Berlino. Il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, non ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti, ha lasciato prima il Consiglio ed è volato a Palermo per due incontri bilaterali con gli omologhi di Libia e Tunisia.
Fernando Grande-Marlaska, il ministro dell’interno della Spagna, presidente di turno, e la commissaria europea Ylva Johansson hanno assicurato però che restano da definire solo “sfumature” e che l’intesa sarà formalizzata “nei prossimi giorni”. In luglio la maggioranza necessaria per approvare un accordo non era stata raggiunta: Ungheria, Austria, Polonia e Cechia si erano opposte, Germania, Slovacchia e Paesi Bassi si erano astenuti.
Elisabeth Baume-Schneider
Quello in discussione è uno dei grandi cantieri che l’UE vuole chiudere entro la legislatura, per superare le lentezze e le incongruenze del sistema di Dublino. Un sistema a cui quale membro dello spazio Schengen è associata anche la Svizzera, che a Bruxelles era rappresentata da Elisabeth Baume-Schneider. “Manca solo l’ultimo tassello per chiudere il dossier”, ha affermato la responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia dopo l’incontro. E intervistata dal TG della RSI ha aggiunto che “dal punto di vista umano la situazione a Lampedusa è tragica e non può lasciarci indifferenti”. Precisando poi che quando dice che la situazione in Ticino non la inquieta, non vuol dire che la banalizza. “Abbiamo degli strumenti adatti per rispondervi in modo adeguato, con un’accoglienza per chi vuol chiedere protezione. Perché solo 3% di chi arriva chiede asilo”, ha spiegato. La Confederazione ha annunciato rinforzi al personale doganale alla frontiera sud, ma l’introduzione di controlli sistematici “sarebbe solo l’ultima ratio”.
L'intervista a Elisabeth Baume-Schneider
Telegiornale 28.09.2023, 20:35