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Moldova, passa (per poco) il referendum per l’UE

Per le elezioni presidenziali si va al ballottaggio, con la presidente uscente Maia Sandu che si è aggiudicata il primo turno

  • 21 ottobre, 14:30
  • 21 ottobre, 21:48
01:53

Moldova spaccata sull'UE

Telegiornale 21.10.2024, 12:30

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli 

Sarà il ballottaggio a decidere chi guiderà la Moldova dal palazzo presidenziale di Chisinau per i prossimi quattro anni. La favorita rimane la presidente in carica Maia Sandu, europeista e atlantista, che al primo turno ha ottenuto oltre il 41% dei consensi. Lo sfidante sarà Alexander Stoianoglu, candidato filorusso del Partito socialista, che ha raggiunto un po’ a sorpresa più del 26%, ben oltre le aspettative della vigilia. L’ex procuratore generale passato alla politica nella fila del partito di Igor Dodon, precedessore di Sandu e vicino al Cremlino, ha raccolto più del doppio dei consensi di cui era accreditato e da questa prospettiva il prossimo duello del 3 novembre non è più scontato come poteva sembrare. Anche perché tutti i candidati filorussi insieme, dal terzo arrivato Renato Usatii all’ex governatrice della Gagauzia Irina Vlah, hanno raggiunto al primo turno circa il 50%.

Ad accrescere l’incertezza anche il risultato del referendum sull’ingresso del paese nell’Unione Europea, obbiettivo da ancorare nella Costituzione secondo la proposta di Sandu, che è stato vinto dai “sì” per un pugno di voti. A determinare i risultati del voto presidenziale e del referendum, che nonostante la vittoria filoccidentale hanno evidenziato come il fronte filorusso sia comunque ancora forte, è stata l’affluenza contenuta, poco sopra il 51%, in linea con le votazioni degli ultimi anni. In sostanza un elettore su due è rimasto a casa e gli appelli alla grande mobilitazione, fatti da entrambi gli schieramenti, sono finiti parzialmente nel vuoto, mostrando le differenze di un paese ancora spaccato.

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Moldova spaccata sull'UE

Telegiornale 21.10.2024, 12:30

Interferenze e destabilizzazione

La consultazione popolare sull’entrata nell’UE si è conclusa sul filo di lana. Alla vigilia il “sì” europeista era dato nettamente in testa nei sondaggi e il recupero del “no” filorusso è arrivato comunque a sorpresa. La differenza alla fine del lungo conteggio è stata minima, 50,5% a favore, 49,5% contrari. Nei giorni scorsi da un lato la presidente e il governo filoccidentali avevano denunciato le interferenze della Russia, vi erano accuse di voti comprati, arresti, l’Unione Europea aveva sanzionato persone accusate di voler destabilizzare il paese; dall’altro l’opposizione aveva a sua volta lanciato l’allarme su possibili brogli: di solito è chi è al potere che controlla le cosiddette risorse amministrative ed è in grado più facilmente di influenzare il voto.

Il segnale che emerge da questo contesto è comunque quello di divisioni profonde e di un elettorato non entusiasta del corso europeista intrapreso con decisione da Sandu soprattutto dopo l’inizio del conflitto in Ucraina: in definitiva solo un elettore su quattro ha votato a favore della sua proposta nel referendum. A influenzare il voto, al di là delle accuse reciproche di manipolazioni, i problemi che condizionano la Moldova da sempre e che approfondiscono il solco tra la parte più filorussa e quella filoccidentale.

Problemi irrisolti

Nei primi anni Novanta c’è stata una guerra che ha portato alla separazione della regione della Transnistria, che da allora è una sorta di Stato indipendente, sostenuto da Mosca, non riconosciuto dalla comunità internazionale: è un piccolo lembo di terra, al confine ucraino, dove sono ancora presenti truppe del Cremlino, circa un migliaio di uomini. All’interno della Moldova ci sono forze e movimenti che sono orientati più verso est che verso ovest, già stati al potere nel passato. Se la Russia ha smentito i tentativi di voler destabilizzare l’ex repubblica sovietica, è vero che come negli anni recenti il duello con l’Occidente è ancora in corso. Unione Europea e Stati Uniti hanno supportato la Moldova con grandi aiuti finanziari, soprattutto dopo la pandemia e il conflitto in Ucraina.

Molti problemi strutturali sono rimasti, povertà, disoccupazione, corruzione. In parlamento a Chisinau le differenze interne sono evidenti e le prossime elezioni parlamentari in calendario il prossimo anno potranno cambiare nuovamente le carte in tavola, secondo una schema che si ripete a ogni tornata. Se Sandu riuscirà a vincere al ballottaggio, sarà la prima volta che un capo di Stato moldavo si confermerà per un secondo mandato: da questo punto di vista le prospettive per il fronte europeista e atlantista sono ancora buone; è evidente in ogni caso che il risultato non proprio trionfale del referendum, con i probabili strascichi di polemiche e accuse già programmati, ha mostrato come nel paese l’istanza di una maggiore attenzione ai rapporti con la Russia dovrà essere in qualche modo considerata, evitando scontri frontali.

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La Moldova sceglie (per poco) l'UE

SEIDISERA 21.10.2024, 18:24

  • Keystone

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