Sarà il ballottaggio a decidere chi guiderà la Moldova dal palazzo presidenziale di Chisinau per i prossimi quattro anni. La favorita rimane la presidente in carica Maia Sandu, europeista e atlantista, che al primo turno ha ottenuto oltre il 41% dei consensi. Lo sfidante sarà Alexander Stoianoglu, candidato filorusso del Partito socialista, che ha raggiunto un po’ a sorpresa più del 26%, ben oltre le aspettative della vigilia. L’ex procuratore generale passato alla politica nella fila del partito di Igor Dodon, precedessore di Sandu e vicino al Cremlino, ha raccolto più del doppio dei consensi di cui era accreditato e da questa prospettiva il prossimo duello del 3 novembre non è più scontato come poteva sembrare. Anche perché tutti i candidati filorussi insieme, dal terzo arrivato Renato Usatii all’ex governatrice della Gagauzia Irina Vlah, hanno raggiunto al primo turno circa il 50%.
Ad accrescere l’incertezza anche il risultato del referendum sull’ingresso del paese nell’Unione Europea, obbiettivo da ancorare nella Costituzione secondo la proposta di Sandu, che è stato vinto dai “sì” per un pugno di voti. A determinare i risultati del voto presidenziale e del referendum, che nonostante la vittoria filoccidentale hanno evidenziato come il fronte filorusso sia comunque ancora forte, è stata l’affluenza contenuta, poco sopra il 51%, in linea con le votazioni degli ultimi anni. In sostanza un elettore su due è rimasto a casa e gli appelli alla grande mobilitazione, fatti da entrambi gli schieramenti, sono finiti parzialmente nel vuoto, mostrando le differenze di un paese ancora spaccato.
Moldova spaccata sull'UE
Telegiornale 21.10.2024, 12:30
Interferenze e destabilizzazione
La consultazione popolare sull’entrata nell’UE si è conclusa sul filo di lana. Alla vigilia il “sì” europeista era dato nettamente in testa nei sondaggi e il recupero del “no” filorusso è arrivato comunque a sorpresa. La differenza alla fine del lungo conteggio è stata minima, 50,5% a favore, 49,5% contrari. Nei giorni scorsi da un lato la presidente e il governo filoccidentali avevano denunciato le interferenze della Russia, vi erano accuse di voti comprati, arresti, l’Unione Europea aveva sanzionato persone accusate di voler destabilizzare il paese; dall’altro l’opposizione aveva a sua volta lanciato l’allarme su possibili brogli: di solito è chi è al potere che controlla le cosiddette risorse amministrative ed è in grado più facilmente di influenzare il voto.
Il segnale che emerge da questo contesto è comunque quello di divisioni profonde e di un elettorato non entusiasta del corso europeista intrapreso con decisione da Sandu soprattutto dopo l’inizio del conflitto in Ucraina: in definitiva solo un elettore su quattro ha votato a favore della sua proposta nel referendum. A influenzare il voto, al di là delle accuse reciproche di manipolazioni, i problemi che condizionano la Moldova da sempre e che approfondiscono il solco tra la parte più filorussa e quella filoccidentale.
Problemi irrisolti
Nei primi anni Novanta c’è stata una guerra che ha portato alla separazione della regione della Transnistria, che da allora è una sorta di Stato indipendente, sostenuto da Mosca, non riconosciuto dalla comunità internazionale: è un piccolo lembo di terra, al confine ucraino, dove sono ancora presenti truppe del Cremlino, circa un migliaio di uomini. All’interno della Moldova ci sono forze e movimenti che sono orientati più verso est che verso ovest, già stati al potere nel passato. Se la Russia ha smentito i tentativi di voler destabilizzare l’ex repubblica sovietica, è vero che come negli anni recenti il duello con l’Occidente è ancora in corso. Unione Europea e Stati Uniti hanno supportato la Moldova con grandi aiuti finanziari, soprattutto dopo la pandemia e il conflitto in Ucraina.
Molti problemi strutturali sono rimasti, povertà, disoccupazione, corruzione. In parlamento a Chisinau le differenze interne sono evidenti e le prossime elezioni parlamentari in calendario il prossimo anno potranno cambiare nuovamente le carte in tavola, secondo una schema che si ripete a ogni tornata. Se Sandu riuscirà a vincere al ballottaggio, sarà la prima volta che un capo di Stato moldavo si confermerà per un secondo mandato: da questo punto di vista le prospettive per il fronte europeista e atlantista sono ancora buone; è evidente in ogni caso che il risultato non proprio trionfale del referendum, con i probabili strascichi di polemiche e accuse già programmati, ha mostrato come nel paese l’istanza di una maggiore attenzione ai rapporti con la Russia dovrà essere in qualche modo considerata, evitando scontri frontali.
La Moldova sceglie (per poco) l'UE
SEIDISERA 21.10.2024, 18:24
Contenuto audio