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La Moldova al voto

Anche questa volta le elezioni presidenziali in Moldova si svolgono sullo sfondo del duello geopolitico tra Russia e Occidente - La presidente in carica filoeuropeisa Maia Sandu è data per favorita

  • Oggi, 06:46
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Oltre al voto presidenziale si tiene anche in Moldova il referendum sul corso europeista di Sandu, con i cittadini chiamati ad esprimere la propria opinione sulla volontà o meno di entrare nell’Unione Europea

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Di: Stefano Grazioli 

Anche questa volta, come almeno nei due decenni precedenti, le elezioni presidenziali in Moldova, si svolgono sullo sfondo del duello geopolitico tra Russia e Occidente e sull’area di influenza nello spazio postsovietico. L’ex repubblica dell’URSS, indipendente dal 1991, è stata retta nel recente passato da presidenti e governi che si sono alternati prediligendo in politica estera i rapporti con Mosca o con l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Le vicende degli ultimi anni, soprattutto a partire dal 2014 e dalla prima crisi ucraina, hanno acuito le tensioni interne e internazionali, aumentate ancora dopo l’inizio del conflitto nel 2022. Dal 2020 a Chisinau la presidente è Maia Sandu, ex economista della Banca mondiale, europeista e filoccidentale, succeduta a Igor Dodon, capo di Stato nel quadriennio precedente, legato invece più alla Russia. Anche l’attuale governo, nominato da Sandu e guidato dal premier Dorin Recean, è posizionato sulla linea vicina a Bruxelles e Washington. L’opposizione è dominata invece dai movimenti euroscettici e pro Cremlino, come il Partito socialista del leader storico Dodon.

Al voto dopo le crisi

È in questo contesto che la Moldova, Paese di 2 milioni e mezzo di abitanti grande poco meno della Svizzera, è chiamata al voto. Dal 2020 la presidente Sandu e i governi, prima di Natalia Gravilita poi di Receanu, hanno dovuto affrontare varie crisi, dalla pandemia alla guerra, che nella sua fase iniziale ha causato uno shock migratorio, con decine di migliaia di profughi ucraini arrivati nel giro di pochi mesi. Grazie all’aiuto finanziario di UE e USA la piccola repubblica ex sovietica è riuscita a gestire le fasi più complicate, caratterizzate anche dai problemi energetici. Come negli altri Paesi europei, il conflitto tra Russia e Ucraina ha influenzato l’economia, dal crollo del PIL alla crescita dell’inflazione, e se dopo il primo biennio dopo l’inizio della guerra la situazione si è relativamente stabilizzata, il quadro è rimasto in ogni caso di difficile gestione e la pressione su presidente e governo da parte dell’elettorato è rimasta alta. L’opposizione, moderata e radicale, ha soffiato sul vento della protesta e si è infiammato di nuovo il duello tra gli attori esterni, russi e occidentali, ponendo ancora una volta il Paese davanti a un bivio.

Continuità o cambiamento?

Maia Sandu in questo senso è la candidata della continuità e vorrebbe proseguire il corso che ha instradato il paese verso l’integrazione con le istituzioni occidentali, in primis dopo la richiesta d’urgenza di ingresso nella UE fatta dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Al momento la Moldova ha lo status ufficiale di Paese candidato e il percorso è avviato. L’attuale presidente ha avuto in campagna elettorale l’appoggio diretto da parte di Bruxelles e Washington, che sia diplomaticamente che a livello finanziario hanno sostenuto il Paese, ed è la favorita: i sondaggi della vigilia la danno al primo posto, con circa il 35% dei consensi, anche se per l’elezione al primo turno dovrebbe sorpassare il 50%. Probabile dunque che la vittoria sia rimandata al secondo turno, il 3 novembre, dove affronterà uno degli sfidanti di maggior calibro, tra cui Alexander Stoianoglo, uomo di punta dei socialisti filorussi accreditato dato intorno al 10%, e Renato Usatii, sindaco di Balti, seconda città del Paese, alla testa di un movimento euroscettico e morbido verso Mosca. Entrambi vorrebbero correggere il corso di Sandu, giudicato troppo rischioso e divisivo, anche alla luce delle differenze che al di là della propaganda e delle interferenze esterne caratterizzano da sempre la Repubblica di Moldova.

Nodi insoluti

Da un lato c’è in nodo insoluto della Transnistria, autoproclamatasi repubblica indipendente dopo una breve guerra negli anni Novanta e sostenuta dalla Russia, che mantiene anche un contingente militare a Tiraspol, e dalla altra quello della Gagauzia, regione autonoma che continua a intrattenere rapporti con Mosca e la cui governatrice Evgenia Gutul è stata sanzionata dall’Unione Europea per attività destabilizzanti nei confronti di Chisinau. Lo stesso Stoianoglu, ex procuratore generale, è originario della Gagauzia, e nel 2021 è stato arrestato con l’accusa di corruzione, per poi essere assolto dopo aver denunciato la giustizia selettiva orchestrata da presidente e governo. La Moldova è secondo Transparency International tra i Paesi più corrotti d’Europa, al 76esimo posto su 180 a livello mondiale, e le commistioni tra politica ed economia sono state sempre all’ordine del giorno, con oligarchi come Vladimir Plahotniuc o Ilan Shor a fare da burattinai dietro le quinte.

Oltre al voto presidenziale si tiene anche in Moldova il referendum sul corso europeista di Sandu, con i cittadini chiamati ad esprimere la propria opinione sulla volontà o meno di entrare nell’Unione Europea. Per essere valida la consultazione dovrà segnare una partecipazione di oltre il 33% degli aventi diritto al voto e secondo i sondaggi vi sarà una maggioranza chiara a favore dell’ingresso nell’UE.

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