Le severi leggi di lesa maestà non sono venute meno con la morte del re di Thailandia, Bhumibol Adulyadej. Al contrario, il Governo militare, al potere dal colpo di Stato del 2014, ha sguinzagliato degli "ufficiali" per fermare qualsiasi tipo di analisi sulla successione posticipata, che solleva interrogativi in un paese profondamente diviso, da oltre un decennio.
Il principe ereditario, Maha Vajiralonkorn, ha chiesto di ritardare la sua incoronazione come successore al trono, per poter piangere la morte del padre. Il secondogenito del defunto sovrano, ha invitato la gente a non preoccuparsi, ma sa che da tempo si discute sulle sue capacità di prendere il posto dell’amatissimo padre. Si teme che la monarchia possa perdere influenza e prestigio. Si teme una transizione violenta.
Sono tutti temi tabu in Thailandia, punibili con 15 anni di carcere, se discussi. E il numero di persone arrestate negli ultimi mesi e settimane è aumentato drasticamente.
Principe ereditario stravagante
La successione è cruciale per la stabilità della monarchia, guidata per 70 anni da uno dei re più amati del mondo. Ma il principe ereditario, più che per adempiere ai suoi doveri, è noto per le sue stravaganze e i tre divorzi. Trascorre la maggior parte del tempo in città europee, senza nascondere i suoi tatuaggi e un opulento stile di vita. Ha sollevato perplessità quando nominò maresciallo dell'aeronautica il suo barboncino Foo Foo.
Ma ben più controversa è la sua vicinanza al clan di Thaksin Shinawatra, ex primo ministro thailandese, deposto da un colpo di stato nel 2006. Thaksin, insieme alla sorella Yingluck, anche lei premier fino al 2014, rimane il più grande nemico dell’attuale Governo militare, protettore della corona, che si sente minacciato da una famiglia estremamente popolare tra le masse, capace di vincere ripetutamente le elezioni.
Tra dichiarazioni, smentite e contraddizioni sui tempi e i dettagli dell’amministrazione del paese, il principe dovrebbe firmare la nuova costituzione, approvata in un referendum l’agosto scorso. Un passaggio per consolidare il potere dell’attuale primo ministro, il generale Prayut, che intende portare avanti la sua "road map" e indire elezioni democratiche nel 2017.
Ma è una strada ricca di insidie, in cui non si esclude l’abdicazione, il ripristino della carica di viceré e il ritorno sulla scena politica della famiglia Shinawatra, che non ha mai rinunciato al potere.
Loretta Dalpozzo