Il Mozambico si ritrova in un'ulteriore situazione di emergenza a una settimana dal passaggio del ciclone Kenneth. Sono ormai circa quaranta le vittime provocate dalla tempesta e dalle piogge torrenziali che si sono abbattute sulle aree settentrionali di un paese già duramente provato: prima dal ciclone Idai, che ha ucciso oltre 500 persone il 14 marzo, e poi focolai di colera (oltre 1'000 casi). L'epidemia è una delle maggiori preoccupazioni per le centinaia di migliaia di sopravvissuti che vivono nel paese senza un tetto (500'000), acqua pulita e servizi igienico-sanitari. La malattia si trasmette tramite cibo e acqua contaminati e può uccidere in poche ore.
"Purtroppo le aree appena colpite sono più difficili da raggiungere - spiega l'ambasciatore svizzero in Mozambico, Mirko Manzoni, ai microfoni della RSI -. Nessuno si aspettava un secondo ciclone nello stesso anno. Ora la situazione è ancora più difficile del caso precedente. Stiamo intervenendo per salvare le persone ancora in pericolo. Ci concentriamo anche sul problema dell'acqua potabile, che manca, e sul colera che attacca soprattutto i più deboli".
C'è poi preoccupazione per la stagione secca in arrivo. "I raccolti saranno distrutti e ci sarà la fame. Non è perché il Mozambico uscirà dai radar che il problema è risolto. Il post ciclone è peggio del ciclone, però, purtroppo, il post ciclone non fa più notizia Chi si ricorda che il Mozambico ha passato due cicloni è adesso c'è la fame?", spiega Manzoni.