Navi da guerra, aerei carichi di materiali e personale di soccorso sono arrivati nel Myanmar dai paesi vicini dopo il violento terremoto che venerdì ha devastato gran parte del paese del sud-est asiatico. Almeno 1’700 le vittime e 3’400 i feriti. Ma il bilancio è provvisorio, visto che non tutte le aree colpite sono state raggiunte. A riprova di ciò, domenica, l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), ha classificato il sisma come la più grave delle sue emergenze e ha lanciato un appello per trovare rapidamente 8 milioni di dollari per salvare vite umani e prevenire le epidemie nei prossimi 30 giorni.
I soccorsi, difficoltosi, sono ostacolati dalle scosse di assestamento e dalla ripresa dell’offensiva militare contro i ribelli da parte della giunta golpista, che pure aveva stupito con una inedita richiesta urgente di aiuto internazionale.
Anche la Svizzera è pronta a fare la sua parte, come ha spiegato al Telegionale Daniel Derzic, incaricato d’affari dell’Ambasciata Svizzera in Myanmar. “La Confederazione - spiega il capo missione - ha elaborato un’offerta standard per i casi di calamità naturale, che comprende misure specialistiche e attrezzature di soccorso per l’approvvigionamento idrico, l’assistenza medica di base e gli alloggi di emergenza. Ora si tratta di capire esattamente quali sono i bisogni più urgenti e per questo collaboriamo con le organizzazioni internazionali come l’ONU e con i nostri partner svizzeri, che sono molto attivi sul campo”.
A preoccupare è l’accesso alle aree colpite a causa della guerra civile. Il governo di unità nazionale, che coordina la lotta popolare contro l’esercito al potere, ha annunciato un cessate il fuoco unilaterale di due settimane. “L’ambasciata - rileva Derzic - accoglie con favore qualsiasi proposta di de-escalation delle tensioni e la proposta tregua è una di queste misure. Sosteniamo questa iniziativa e speriamo che il regime militare risponda in modo positivo”.
Ci vorranno anni per ricostruire, ma la Svizzera è nel Paese per il lungo termine. Lo conferma il nostro interlocutore: “Abbiamo un programma di cooperazione svizzero in Myanmar per il 2024-2027 che unisce strumenti di aiuto allo sviluppo, aiuti umanitari, costruzione della pace e diplomazia dei diritti umani per affrontare questa situazione estremamente complessa”.
Urgente, adesso, è però assistere la popolazione confrontata con una miriade di sfide. “Per esempio, esiste una legge sul reclutamento forzato che potrebbe avere ripercussioni anche sui nostri dipendenti e le loro famiglie, che si trovano in zone di conflitto, ora colpite da un terremoto catastrofico. La vita per la popolazione è molto difficile. Ma allo stesso tempo devo dire che non ho mai visto persone così resilienti, così positive, così forti”.
La raccolta lanciata dalla Catena della Solidarietà

Per aiutare la popolazione civile vittima di questo devastante sisma, la Catena della Solidarietà ha lanciato una raccolta di fondi. Le donazioni possono essere effettuate attraverso il codice digitale e sul sito internet www.catena-della-solidarieta.ch, tramite TWINT o a un qualsiasi ufficio postale, menzionando il nome della colletta “Terremoto nel Sud-Est asiatico”.

Catena della solidarietà
Telegiornale 30.03.2025, 20:00