Sono almeno 30 i soldati rimasti uccisi nei combattimenti fra truppe armene e azere, scoppiati nella notte fra venerdì e sabato nella regione contesa del Nagorno-Karabakh, già teatro di un conflitto indipendentista che fece 30'000 vittime all'inizio degli anni '90. Queste sono perlomeno le perdite ammesse dalle due parti (18 i militi di Erevan abbattuti, 12 quelli di Baku, oltre a un elicottero e a un carro armato). Entrambe affermano però di averne inflitte al nemico di molto più importanti.
Dopo la Russia, anche Stati Uniti e ONU hanno lanciato un appello al cessate il fuoco e alla ripresa dei negoziati, mentre la Turchia si è schierata a sostegno dell'alleato azero. La situazione si è stabilizzata a fine giornata di sabato, quando i cannoni hanno taciuto ma stamattina (domenica) si sono state nuove scaramucce prima che l'Azerbaigian annunciasse una tregua unilaterale. Le due capitali si accusano a vicenda di aver riacceso il conflitto. I presidenti Ilham Aliev e Serge Sarkisian si erano incontrati in dicembre a Berna per cercare una soluzione diplomatica alla vertenza che divide i due paesi dalla fine dell'Unione Sovietica, sotto la quale la regione era azera anche se abitata a maggioranza da armeni. Il faccia a faccia si era concluso senza progressi significativi.
pon/ATS