Il quarto anniversario del fallito colpo di stato contro il presidente Recep Tayyip Erdogan cade oggi. Nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2016, una parte delle forze armate e di sicurezza dell'opposizione turca condusse una serie di azioni eversive, concentrate soprattutto a Istanbul e nella capitale Ankara, per cercare di rovesciare militarmente l'Esecutivo.
Il tentato golpe non ebbe però successo: circa 250 persone persero la vita ed Erdoğan riuscì a conservare il potere dando vita fin da subito a una severa repressione contro l'opposizione. Decine di migliaia di persone vennero indagate e arrestate, migliaia di poliziotti, magistrati e alti funzionari dell'esercito licenziati o sospesi dal lavoro perché sospettate di essere molto vicine al religioso musulmano Fethullah Gulen, ritenuto la mente del tentato colpo di Stato.
RG 18.30 del 15.07.2020, il servizio di Filippo Cicciù/1
RSI Info 15.07.2020, 20:52
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Gulen ha sempre negato ogni coinvolgimento, sostenendo che il golpe fosse in realtà stato progettato da Erdogan stesso e rappresentasse un'operazione per motivare ulteriori restrizioni alle libertà civili.
Il presidente turco, infatti, aveva già iniziato da tempo il suo progressivo allontanamento dai principi laici della Turchia moderna fondata dal padre della patria Mustafa Kemal Ataturk: rimuovendo il divieto di indossare il velo nelle università e nei luoghi pubblici, reintroducendo il reato di blasfemia, proibendo il consumo di alcool al di fuori delle pareti domestiche e introducendo nelle scuole lezioni sulla “storia del Profeta Maometto” o sul Corano.
"Purtroppo abbiamo a che fare con una Turchia sempre più aggressiva, con ambizioni geopolitiche neoimperiali a spese dell'UE e dell'Occidente. Si tratta di un Paese destinato a rimanere in bilico anche quando Erdoğan non sarà più al potere", spiega alla RSI la giornalista della Stampa e Avvenire, Marta Ottaviani.
RG 18.30 del 15.07.2020, il servizio di Filippo Cicciù/2
RSI Info 15.07.2020, 20:55
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L’ultima decisione del "sultano" di Ankara, quella di convertire la Basilica di Santa Sofia, finora un museo, in moschea, è un provvedimento che ha fatto discutere. L'ennesimo tassello di un lungo percorso con il quale il presidente ha progressivamente rimesso la religione al centro della vita pubblica della Turchia, uno Stato a maggioranza islamica che per quasi un secolo è stato riconosciuto per la sua laicità. E che ora è una nazionesempre più nazionalista e islamica, in contrasto con Europa, Stati Uniti e Russia.
RG 18.30 del 15.07.2020 Gabriele Fontana intervista Burhan Soenmez
RSI Info 15.07.2020, 21:37
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E pure oggi, nel giorno della commemorazione, è stata avviata una nuova massiccia operazione. La procura di Ankara ha emesso 60 mandati di cattura contro la presunta rete golpista di Fethullah Gulen, con l'accusa di aver truccato esami e concorsi pubblici per favorire l'infiltrazione di propri membri all'interno delle pubbliche amministrazioni.