Millequattrocento collaboratori di Google hanno firmato una lettera di protesta contro il progetto del colosso di tornare sul mercato cinese, con una versione del motore di ricerca che elimini i risultati sgraditi a Pechino. Nel documento, reso noto venerdì dal New York Times, si chiede una maggiore trasparenza per capire quali siano le implicazioni etiche di questo piano. "I dipendenti hanno diritto di sapere a che cosa stiamo lavorando e che cosa stiamo costruendo", scrivono.
L’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, ha cercato di rassicurare i dipendenti, giovedì durante un incontro interno, spiegando che il progetto, chiamato Dragonfly, è ancora in fase di “esplorazione” e che tutto è “molto vago”. Ha però confermato il desiderio di voler tornare a fare affari nel paese asiatico.
Il piano, reso noto a inizio anno dai media statunitensi, non era mai stato confermato dai vertici dell’azienda. Quest’ultima aveva ritirato il suo motore di ricerca dalla Cina nel 2010, in seguito a continui attacchi da parte di hacker e in segno di dissenso per la censura.