L'Iran, per bocca di vari dirigenti, ha promesso venerdì di vendicare l'assassinio del potente generale Qassem Soleimani, ucciso da una bomba sganciata da un drone statunitense, e lo farà "nel momento e nel posto opportuno".
Il timore che s'inneschi una spirale di violenza da cui sarà difficile uscire ha perciò spinto varie capitali e istituzioni a invocare moderazione. Il mondo -ha detto tra gli altri il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres- non può permettersi un'altra guerra nel Golfo.
Da parte sua, il capo della diplomazia di Washington Mike Pompeo ha contattato i suoi principali omologhi per spiegare le ragioni della Casa Bianca. Il segretario di Stato ha in particolare ribadito l'interesse comune di contrastare le azioni destabilizzanti del regime teocratico. Gli hanno dato ragione il Governo tedesco (s'è trattato di una reazione a una serie di provocazioni) e quello israeliano, appellandosi al diritto di difendersi.
A livello interno, una vigorosa condanna è però giunta da esponenti di primo piano del Partito democratico: la candidata all'investitura per la presidenza Elisabeth Warren ha parlato d'azione temeraria che accentua la probabilità che in Medio Oriente si apra un nuovo conflitto; Joe Biden, già vice di Barack Obama e ora lui pure in lizza per l'investitura, ha affermato che in questo modo è stato gettato un candelotto di dinamite in una polveriera; Nancy Pelosi, numero uno alla Camera dei rappresentanti, ha ricordato che l'operazione è stata decisa senza che l'amministrazione avesse ottenuto il via libera del Congresso.
DALLA TV
RG 18.30 del 03.01.2020 Le dichiarazioni della giornalista e antropologa iraniana Sara Hejazi
RSI Info 03.01.2020, 20:14
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