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L’Ue ora punta sul ritorno dell’asse franco-tedesco

Il primo exit poll assegna la vittoria alle elezioni in Germania a Merz (CDU/CSU) - A Palazzo Berlaymont si guarda ora al giorno dopo. E si punta sul ritorno di un governo forte a Berlino

  • Ieri, 21:53
  • Un'ora fa
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La Porta di Brandeburgo vista attraverso la bandiera dell'UE

  • KEYSTONE
Di: ATS/M. Ang. 

In Germania, secondo il primo exit poll, Friedrich Merz ce l’ha fatta e sigilla la sua vittoria come “storica”. I tedeschi hanno premiato la CDU/CSU e gli hanno offerto il timone per le prossime consultazioni di governo. Sarà lui il prossimo cancelliere. Olaf Scholz (SPD) è sconfitto, lo ammette e si prepara a lasciare la scena. Mentre l’estrema destra di AfD si afferma per la prima volta come secondo partito, raddoppia i consensi rispetto a 4 anni fa. Non è esplosa però, come pure si era temuto, oltre la soglia del 20%, da tempo previsto dai sondaggi.

Le proiezioni

Stando alle proiezioni delle 23.10 di ZDF, la CDU avrebbe il 28,5% (nel 2021 aveva il 24,1), mentre l’SPD crolla al 16,5 (rispetto al 25,7% che consegnò il timone a Scholz). L’estrema destra di Afd incassa il 20,5%, (e raddoppia i consensi che nel 2021 erano ancora al 10,4). I verdi restano all’ 11,8 (contro il 14,7 di allora). La Linke (sinistra) risorge con un balzo all’8,7% (era al 4,9%). Mentre Bsw di Sahra Wagneknehct (fondamentalmente di sinistra) esordisce con un 5% e rischia l’ingresso al Bundestag. L’Fdp (liberali) al 4,7% è già fuori (dopo l’11,4% che fece sì che conquistassero un posto nella coalizione del Semaforo).

I liberali fuori dal Parlamento, Lindner annuncia di lasciare la politica

A sera inoltrata diventa chiaro che i liberali saranno fuori dal Parlamento. E Christian Lindner, l’ex ministro delle Finanze cacciato dal cancelliere Scholz , annuncia di lasciare la politica.

Merz: “Abbiamo vinto”

“Benvenuti alla Konrad Adenauer Haus, in questa storica serata, il 23 febbraio 2025. Noi, la CDU e la CSU, l’Unione, abbiamo vinto queste elezioni”, ha scandito il rivale di Angela Merkel, arrivato al successo dopo aver incassato, nel passato, tante sconfitte. Ma ad aspettarlo c’è uno scoglio notevole: resta incerto che i numeri bastino per una Grosse Koalition (a due): l’unica squadra ritenuta davvero stabile, e possibile solo se a restare fuori dal Bundestag sarà anche BSW. Merz però avverte: il nuovo esecutivo andrà formato, in ogni caso “entro Pasqua”.

Il successo dell’estrema destra di AfD

L’esito delle elezioni anticipate, (che hanno segnato un’affluenza record dell’84%), si è confermato un successo dell’ultradestra, guidata da Alice Weidel. La donna che ha scelto di radicalizzare la propria posizione, approfittando anche dell’appoggio degli Stati Uniti e di un clima di generale incertezza scanditi dagli endorsement di Elon Musk, la spinta di JD Vance e un’ondata di terrore senza precedenti, in un susseguirsi di attentati che hanno colpito Berlino - venerdì sera l’ultimo attacco col coltello, di matrice antisemita, nel cuore del memoriale alla Shoah - e anche nel resto del Paese. “Un risultato storico, abbiamo raddoppiato i nostri voti”, ha esultato la leader. “Siamo pronti a governare, le nostre mani sono tese”, ha aggiunto, puntando dritto alla abolizione del “cordone sanitario” che isola il suo partito in quanto di estrema destra. Un’atmosfera desolata avvolge invece la Willy Brandt Haus, dove il cancelliere Scholz ha ammesso “l’amara sconfitta” e rivolto tempestivamente i suoi auguri al vincitore, cui passerà il testimone, restando un semplice parlamentare. È stato poi il presidente Lars Klingbeil ad annunciare “un cambiamento generazionale” nei socialdemocratici tedeschi, che dovranno innovare programmi e personale.

Per il resto, a poche ore dal voto - salutato dopo tante interferenze da Donald Trump come “un grande successo per la Germania e per l’America” - sono già partiti i segnali per le future trattative. “I negoziati dovranno essere veloci, il mondo non ci aspetta. La Germania deve avere un governo affidabile”, ha scandito Merz, prima di lanciare la festa del partito che stasera ritorna alla guida del Paese. L’alleato bavarese della CSU, Markus Soeder, ha ribadito il veto su una coalizione con i Verdi: “Robert Habeck ha perso, devono andare all’opposizione. Se i liberali ce la facessero sarebbe meglio governare con loro e i socialdemocratici, che hanno già promesso un rinnovamento”. Alla luce dei risultati, però, se la coalizione a due non avrà i seggi necessari alla maggioranza, dovrà adattarsi.

L’Ue ora punta sul ritorno dell’asse franco-tedesco

A Bruxelles in pochi credevano che l’onda nera di AfD fosse così dirompente da travolgere perfino il più prevedibile dei pronostici, la vittoria di Friedrich Merz. Eppure, le elezioni tedesche sono state vissute dai vertici comunitari con un silenzio quasi assordante, sintomo di un’attesa tutt’altro che serena. A risultato acquisito a Palazzo Berlaymont si guarda ora al giorno dopo. E si punta sul ritorno di un governo forte a Berlino, e di quell’asse franco-tedesco mai così assente come in questi ultimi anni.

La netta vittoria della CDU/CSU conferma un dato: il Partito Popolare Europeo resta l’indiscutibile kingmaker delle politiche Ue del prossimo futuro. Merz, una volta che sarà ufficializzato cancelliere, si aggiungerà a una lunga lista di leader europei di centrodestra. Con conseguenze che diventeranno presto evidenti su dossier come le politiche migratorie o sulla brusca frenata al Green Deal.

Su questi temi, il potere negoziale dei socialisti, senza più Olaf Scholz a capo della Germania, è destinato quindi a ridursi sensibilmente, con l’SPD che sta valutando se entrare nella coalizione di governo.

L’arrivo di Merz aumenta invece un trend che, all’interno dei palazzi comunitari, viene descritto come crescente: è il PPE, innanzitutto, a tenere le redini dell’azione dell’Ue. Non è detto, tuttavia, che ciò si traduca in una crescita di potere di Ursula von der Leyen e del suo cerchio magico. Anzi, uno dei principali rebus legati all’arrivo del nuovo cancelliere è quello del rapporto con Von der Leyen, che nella CDU era vicinissima alla principale avversaria di Merz: Angela Merkel.

Tutto da vedere sarà anche il rapporto tra il leader della CDU e il presidente francese Emmanuel Macron. Tra i due ci sono diversi potenziali punti di attrito. Il rapporto con gli USA di Donald Trump, innanzitutto. Con il francese mai come ora deciso nella corsa al Made in Europe e Merz che, come si evince già dalla sua biografia, ha avuto lunghi e profondi rapporti con l’altra sponda dell’Oceano.

Non a caso, nonostante il tifo di Elon Musk per l’AfD, il presidente USA ha subito commentato i risultati tedeschi come “una grande giornata per la Germania e per gli USA”. Tra Merz e Macron, c’è poi il discorso della flessibilità al bilancio e dell’ipotesi di fare nuovo debito comune sulla difesa, caldeggiata da Parigi.

La storia di Merz è quella di un leader strettamente legato alla tradizione della “frugalità” sui conti interpretata dall’ex ministro delle Finanze Wolfgang Schauble. Ma il contesto geopolitico chiede altro. E sulla difesa anche Merz potrebbe acconsentire ad allargare le maglie, sfruttando la clausola di salvaguardia annunciata da Von der Leyen che avvantaggia innanzitutto chi ha maggior spazio fiscale.

Difficilmente il primo palco europeo per Merz sarà il vertice Ue straordinario del 6 marzo. I tempi potrebbero essere troppo stretti. Per Bruxelles, tuttavia, la cosa più importante è che all’indomani delle nuove elezioni la Germania acquisisca più stabilità senza perdere la stella polare dell’europeismo. Il risultato di AfD non andrà sottovalutato. Ma un’eventuale coalizione tra CDU/CSU e SPD potrebbe avere anche effetti sulle dinamiche all’Eurocamera, assottigliando le tentazioni del leader del PPE, Manfred Weber, di fare asse con le destre e con i populisti escludendo i Socialisti dalla maggioranza.

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