Il presidente venezuelano Maduro vuole organizzare anche le elezioni legislative anticipate, assieme a quelle presidenziali del 22 aprile prossimo. Lo ha comunicato martedì, e questo a dispetto dell’opposizione, che non intende partecipare come conferma uno dei suoi leader, l'ex sindaco di Caracas Antonio Ledezma, ora in esilio in Spagna e incontrato a Ginevra da Pierre Ograbek.
"L’opposizione democratica venezuelana non avallerà questa frode. Partecipare equivale a spianare la strada ad un regime che vuole ottenere una legittimità elettorale inesistente, perché in Venezuela c’è un sistema elettorale fraudolento"
Intanto però Maduro sembra proprio deciso a riconquistare il Parlamento attraverso elezioni contemporanee alle presidenziali del 22 aprile...
"La questione delle elezioni parlamentari la stiamo scoprendo oggi. Sarebbe un nuovo calcio alla Costituzione, un golpe in più. Conferma che in Venezuela siamo vittime di una narco-tirannia. Le ultime elezioni legislative si tennero nel 2015, ed il Parlamento è l’unico potere legittimo del Venezuela. Ora il regime non solo vuole spodestarlo ma convoca elezioni saltando le disposizioni legali. Quel che è certo è che in Venezuela abbiamo una dittatura, che pretende di fare ciò che vuole, prendendosi gioco dei venezuelani e della comunità internazionale".
Lei ha appena abbandonato il Venezuela, dall’Europa cosa sta facendo ora per cambiare qualcosa nel suo paese?
"Mi sono unito alla diaspora venezuelana, per essere utile. Sto aiutando a portare avanti il lavoro effettuato in esilio, nel tentativo di aprire una nuova porta. Lavoro su cinque punti: aumentare le sanzioni contro i responsabili di crimini contro l’umanità (nacrotraffico, corruzione, terrorismo…), dare impulso alla Corte penale internazionale su questi crimini, chiedere un intervento umanitario in Venezuela, rintracciare i capitali sottratti ai venezuelani e depositati nei paradisi fiscali del mondo, e per ultimo chiedere a tutti i Governi di essere comprensivi con gli immigrati venezuelani, di regolarizzare il loro statuto, con dei permessi di soggiorno temporanei".
Ora c’è chi specula su un intervento, addirittura diretto, da parte degli Stati Uniti. Lei si aspetta una tale eventualità?
"Sono decisioni che spettano ai singoli governi. Noi sosteniamo l’idea di un intervento umanitario congiunto, su impulso dell’ONU, dell’Unione Europea, in accordo con quanto dicono gli statuti dell’Aia, gli accordi di Ginevra, le Convenzioni delle Nazioni Unite".
Pierre Ograbek