La polizia danese ha annunciato la chiusura dell’inchiesta sul sabotaggio di tre dei quattro tubi dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, avvenuto nel settembre del 2022 nelle acque del Baltico. Gli inquirenti affermano di non avere le basi necessarie per poter perseguire i responsabili, pur avendo accertato che si trattò di “un atto intenzionale”.
Il 7 di febbraio le autorità svedesi avevano già a loro volta messo fine alle indagini, annunciando - senza fornire dettagli - di aver trasmesso gli elementi in loro possesso ai colleghi tedeschi, che restano ora gli unici ancora al lavoro sul caso.
Dopo il sabotaggio, l’Occidente aveva puntato il dito contro la Russia, ma a sostegno di questa tesi non sono mai emerse prove. Rivelazioni di stampa, concernenti rapporti di intelligence e le prime risultanze dell’inchiesta tedesca, hanno portato invece alla luce una pista ucraina, con legami in Polonia. Kiev ha sempre respinto questa tesi. Di conclusioni ufficiali non ne sono state per ora presentate.
In una prima reazione alla decisione danese, il Cremlino - per bocca del portavoce Dmitri Peskov - l’ha definita “al limite dell’assurdo”, visto che riconosce il sabotaggio ma rinuncia a identificarne i responsabili.
RG 12.30 del 26.08.2023 - Il servizio di Walter Rahue
RSI Info 26.08.2023, 13:08
Contenuto audio
Due anni di guerra in Ucraina
Telegiornale 24.02.2024, 20:00