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Nuovi raid sul Libano, morti anche due operatori dell’ONU

Anche un capo di Hezbollah fra le vittime degli attacchi di martedì - I morti di lunedì salgono a 569 - Israele proseguirà nei bombardamenti ma allontana un’offensiva di terra

  • 24 settembre, 23:01
  • 25 settembre, 12:34
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Israele bombarda massicciamente il Libano

Telegiornale 24.09.2024, 20:00

Di: AFP/pon 

Ibrahim Qubaisi, comandante della brigata missilistica di Hezbollah, è stato ucciso secondo Israele in un nuovo raid che ha colpito martedì la periferia sud di Beirut. Un attacco aereo che secondo il Ministero della sanità libanese ha provocato la morte di 6 persone e il ferimento di 15, andate ad aggiungersi al pesantissimo bilancio dei bombardamenti di lunedì, ora salito a 569 morti fra cui circa 150 fra donne e bambini, e circa 1’800 feriti. Fra le vittime figurano - ha detto il direttore Filippo Grandi - anche due membri dello staff dell’UNHCR, l’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati. Gli sfollati nel Paese “sono vicini al mezzo milione”, secondo quanto ha dichiarato il ministro degli esteri Fuad Hussein parlando alla 79 assemblea generale dell’ONU.

Il premier Benyamin Netanyahu ha dichiarato intanto che il suo Paese continuerà a colpire Hezbollah. “La nostra guerra non è contro il popolo libanese”, ha assicurato. Proseguono anche gli scontri transfrontalieri fra Israele e il movimento sciita, che secondo Tel Aviv oggi avrebbe lanciato circa 300 razzi in direzione della Galilea e che afferma di aver preso di mira il comando militare settentrionale dell’esercito dello Stato ebraico e una base navale nei pressi di Haifa. L’ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Danon, è parso però allontanare l’ipotesi di un’invasione di terra: “Abbiamo l’esperienza del 2006, non vogliamo inviare i nostri soldati a combattere in un Paese straniero”, ha dichiarato, ma “siamo determinati a proteggere i civili - 90’000 - costretti a lasciare le proprie case nel nord di Israele”.

La situazione in Libano sarà oggetto mercoledì di una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza, ma è davanti all’Assemblea che martedì sono piovute le critiche sullo Stato ebraico, accusato di genocidio dalla Turchia, dal Qatar e dall’Iran. La Giordania, dal canto suo, ha rifiutato l’ipotesi di diventare “una patria alternativa” per la popolazione palestinese. Un trasferimento forzato costituirebbe “un crimine contro l’umanità”. “Il Libano è sull’orlo del baratro”, ha detto il segretario generale Antonio Guterres nel suo discorso davanti ai leader di 193 Paesi membri. E denunciando nuovamente gli attacchi del 7 ottobre, ha cionondimeno chiesto un “cessate il fuoco immediato” e denunciato “la punizione collettiva” inflitta alla gente di Gaza. Israele ha rimpallato la responsabilità della situazione attuale sulle Nazioni Unite stesse, ma l’ambasciatore Danon, parlando di “farsa ipocrita”, ha constatato come “di fronte alla questione degli ostaggi l’Assemblea abbia taciuto”, mentre applausi scroscianti si sono uditi alle parole di Guterres sulle sofferenze della popolazione palestinese.

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