Quella conclusasi martedì è stata un’Assemblea dell’OMS del tutto particolare. A partire dal fatto che, per la pima volta in 73 edizioni, si è svolta a distanza. Ed è forse proprio per questo che i toni sono stati più aggressivi del solito, soprattutto tra Cina e Stati Uniti, che sono stati i protagonisti di un botta e risposta in videoconferenza da una parte e su Twitter dall’altra.
Oggetto del contendere sono stati innanzitutto i contributi cinesi di 40 milioni di dollari annui, i quali, secondo Trump, sarebbero troppo bassi rispetto ai 450 americani, e servirebbero solo per nascondere il fatto che l’Organizzazione stessa sarebbe “una marionetta” in mano cinese. Di qui l’ultimatum lanciato dal presidente: l’OMS dovrà dimostrare entro un mese di essere indipendente dal paese asiatico. Se non dovessero farlo, gli USA potrebbero ritirare la loro adesione.
Il secondo grande tema è stato quello di un’indagine intorno all’origine del coronavirus a Wuhan, caldeggiata non solo da Trump, ma anche da altri 100 paesi: Taiwan avrebbe segnalato già a fine 2019 che il virus si stava trasmettendo da uomo a uomo, mentre l’OMS, secondo gli statunitensi, avrebbe ignorato l’allarme dando invece voce al regime cinese. Per far luce su cosa sia davvero accaduto e su come abbia reagito l’OMS è stata quindi approvata la risoluzione che chiedeva di “avviare al momento opportuno e in consultazione con gli Stati membri un processo graduale di valutazione imparziale, indipendente e globale della risposta sanitaria coordinata dall’OMS”.