Un tempo l’arco alpino era popolato da una fitta popolazione di orsi bruni, finché la competizione con l’uomo e le sue attività non ne ha determinato la scomparsa. Negli anni ‘90 soltanto tre sparuti esemplari sopravvivevano in un paio di valli remote del Parco Adamello Brenta, in Trentino Alto Adige. Per rimediare a questo disastro ambientale venne implementato il progetto “Life Ursus”, importando alcuni esemplari dalle foreste slovene e liberandoli nel Parco.
A distanza di 30 anni si contano circa 100 esemplari, una popolazione ancora modesta ma molto vitale: l’auspicato ritorno dell’orso è però foriero di antichi conflitti che sembravano sepolti.
La sua natura schiva lo rende praticamente invisibile all’uomo, ma il contatto con il suo storico concorrente, che occupa capillarmente il territorio, è inevitabile: dal 2014 a oggi si contano 7 aggressioni, l’ultima delle quali, lo scorso 5 aprile, ha causato una vittima.
Il dibattito su come portare avanti la convivenza tra plantigradi ed esseri umani sulle Alpi sta diventando via via più acceso, e sulla nuova stagione dell’orso sulle Alpi calano oggi ombre preoccupanti.
Orsi, il modello di gestione della Slovenia
Telegiornale 17.05.2023, 20:00