Miha Mlakar, quando ci accoglie, indossa un paio di grossi stivali da trekking e guida un fuoristrada di alta cilindrata: sono entrambi indispensabili per muoversi nei terreni fangosi e accidentati dove lavora. Lui è fotografo naturalista e guida turistica. Conduce le persone sulle tracce di un imponente animale: l’orso bruno. E qui, nel sud della Slovenia, ce ne sono moltissimi.
Dopo l’aggressione mortale dell’orsa JJ4 nei confronti di un 26enne che praticava la corsa nei boschi del Trentino, si è tornati a discutere molto della presenza di questi animali - e in generale dei grandi predatori - negli ambienti antropizzati. In Italia i circa 150 plantigradi che popolano le foreste del Trentino a seguito di una reintroduzione portata avanti negli ultimi decenni per alcuni sono diventati troppi. Le discussioni su cosa fare di questi animali proseguono, ma è soprattutto la Slovenia a dover fare i conti quotidianamente con l’Ursus arctos.
Concentrati in poche zone, si stima vivano circa 1’100 orsi bruni in questo piccolo Paese la cui superficie è metà di quella della Svizzera. La convivenza con gli esseri umani finora sembra funzionare, ma non mancano attriti tanto che le autorità portano avanti da anni un sistema di gestione attiva di questi animali. Un sistema che in molti casi comporta anche abbattimenti selettivi e preventivi, nonostante quella dell'orso sia una specie protetta.
“La gente qui è abituata: sa come comportarsi”
Miha Mlakar ha vispi occhi chiari, di un azzurro quasi trasparente, che si illuminano ancora di più quando parla dell’animale che da anni ha messo al centro della sua vita e della sua attività economica. Ha fondato un’agenzia specializzata nel cosiddetto “bear watching”, la SlovenianBears. Con il suo 4x4 accompagna turisti da tutto il mondo nelle casette di legno costruite in mezzo ai boschi, dalle quali - con tanta pazienza e un pizzico di fortuna - è possibile avvistare e fotografare questi bestioni.
Miha Mlakar, fondatore di SlovenianBears
“Possono passare di qui femmine con i cuccioli oppure maschi solitari, i più grandi sono di oltre 300 chili”, ci spiega, aggiungendo che nel suo comune, Loska Dolina, tutto il turismo è sviluppato attorno agli orsi e alla natura rigogliosa e ben preservata. E gli abitanti, che dicono? “La gente ha rispetto quando passeggia nei boschi, fa rumore per far scappare gli orsi, non ha paura”, sostiene Miha Mlakar. “Capita che si avvicinino alle case, ma non succede spesso. In generale qui gli abitanti vedono gli orsi come dei vicini di casa”.
Regole di convivenza
Anche due giovani escursionisti belgi, una ragazza e un ragazzo sui trent’anni, che incontriamo fuori da una locanda non sembrano preoccupati. Stanno affrontando un lungo cammino che li porterà fino in Albania e per questo passeranno qualche giorno in queste foreste: “Abbiamo parlato con molta gente qui e la maggior parte non ha neppure mai incrociato un orso. Scappano se ti annusano o sentono il rumore: ci godiamo la foresta senza preoccuparci degli orsi”.
Per convivere con questi grandi mammiferi serve però qualche accorgimento. Miha ci mostra per esempio un contenitore per l’immondizia “a prova di orso”: è cementato al suolo e per aprirlo bisogna sbloccare una serratura girando una manovella. “Così anche se l’orso si avvicina e prova a rovistare non ci riesce: viene al massimo due volte ma poi non ha più motivo di tornare”. Un altro accorgimento è quello predisposto da alcuni apicoltori: le loro arnie sono posizionate su strutture sopraelevate, in modo che gli orsi non possano raggiungerle. “Vedi qui un orsetto ha provato a salire”, racconta Miha Mlakar mostrandoci dei graffi ben visibili sulle imposte, “ma non ci è riuscito”.
“Fondamentale è conservare la specie, non ogni singolo individuo”
Dai boschi di Loska Dolina alla capitale ci si impiega circa un’ora in auto, percorrendo dapprima strade di campagna che dividono le faggete dalla realtà urbana. All’università di Lubiana ha sede la rinomata Facoltà di biotecnica. Una realtà piccola ma molto autorevole poiché insediata in un paese ricchissimo di foreste e fauna selvatica.
Il dottor Tomaž Skrbinšek è il responsabile dell’ecologia e della conservazione ambientale presso il Dipartimento di biologia. Studia l’orso da una vita e sostiene che per preservarlo è importantissimo mantenere alto il tasso di accettazione della sua presenza nella popolazione slovena: “Il nostro Paese potrebbe accogliere migliaia e migliaia di orsi: ma la questione non è quanti possano vivere qui, bensì con quanti orsi la popolazione è disposta a convivere. Il problema per gli orsi non è l’ambiente naturale, sono le persone”.
Il ricercatore ammette che possono esserci dei conflitti con l’essere umano: “Per alcuni la convivenza può rivelarsi problematica. In alcune zone ci stiamo avvicinando a questo limite di tolleranza e per questo c’è la necessità di regolare la popolazione”.
Il dr. Tomaž Skrbinšek, ricercatore alla Facoltà di biotecnica dell'Università di Lubiana
Il Governo sloveno ha recentemente approvato un vasto piano di abbattimenti, con lo scopo dichiarato di “ridurre i conflitti e aumentare la sicurezza della popolazione”. Dovranno così essere uccisi, entro la fine dell’anno, 230 orsi bruni. Una scelta che Tomaž Skrbinšek non contesta: “Sono un biologo della conservazione, per me è importante salvaguardare la specie non ogni singolo individuo. L’eliminazione di alcuni animali, se facilita la coesistenza con l’uomo, è utile per la conservazione: sembra un paradosso, ma non lo è. Certo, è sempre una scelta controversa, con delle implicazioni etiche. È difficile trovare un punto d' equilibrio”.
Il numero comunicato è alto ma, sostiene il dr. Skrbinšek, in proporzione non lo è di più rispetto agli scorsi anni: “La decisione del Governo si basa su evidenze scientifiche e la maggior parte degli esperti la ritiene necessaria. Qui, gli orsi sono raddoppiati negli ultimi dieci anni e nonostante i piani di abbattimento ne rimarranno ancora molti".
Una mamma col suo cucciolo fotografati dalle fototrappole di Miha Mlakar
Ma è giusto che sia l’uomo a decidere della vita degli altri animali? “Alla fine lo farà lo stesso. Se lo Stato non intervenisse, la popolazione di orsi aumentasse troppo e i conflitti sfuggissero di mano, la gente inizierebbe a uccidere gli orsi per conto proprio. Anche il clima politico muterebbe, favorendo l’uccisione di molti più orsi rispetto a quelli che verrebbero soppressi con una gestione sensata, ponderata e basata su evidenze scientifiche”.
Le associazioni animaliste hanno però iniziato una battaglia legale: accusano le autorità di violare le norme sulle specie protette; per loro sono troppo spesso gli uomini a essere intrusi nel territorio degli orsi e ritengono invece che i piani di abbattimento siano frutto di una decisione prettamente politica, presa anche per alimentare il turismo della caccia all'orso in Slovenia.
“L’orso? Io ho più paura delle zecche”
Nel frattempo, a circa 70 chilometri di distanza, Miha Mlakar continua a sperare che gli abitanti di Loška Dolina mantegano con l’animale rapporti di buon vicinato. “Sapete - ci spiega - a me a fare paura non è tanto l’orso, ma un altro animale ben più piccolo e insidioso: la zecca! Provoca brutte malattie e in Europa c’è molta più gente che soffre a causa sua che non per via degli orsi”.
Prima di salutarci ci mostra un video girato con una fototrappola: si vede una mamma guardinga che cerca faggiole insieme ai cuccioli. “Questo è il loro lavoro! è questo che fanno tutto il giorno!”. E dopotutto, queste foreste sono anche casa loro.