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M49, l'orso chiamato "Papillon"

Catturato e fuggito per ben due volte il suo destino sembra ora segnato: vivrà in una grande gabbia a cielo aperto e non sarà libero

  • 13 novembre 2020, 05:47
  • 22 novembre, 18:13
04:51

Il richiamo della foresta

RSI/Paolo Martino 13.11.2020, 06:45

Inizio anni Novanta: la popolazione autoctona di orsi del Trentino si avvia ad una inevitabile estinzione. La provincia autonoma di Trento, assieme ad altri enti locali, per scongiurare quest'eventualità dà vita al progetto Life Ursus. Dieci esemplari vengono quindi trasferiti dai boschi della Slovenia alle Alpi centrali, portando la popolazione a crescere fino ai quasi cento esemplari odierni.

A questo sforzo iniziale non fa però seguito una parallela campagna di informazione e sensibilizzazione delle popolazioni residenti: ecco che ad ogni apparizione dell'orso in zone antropizzate si manifestano funesti segnali di conflitto. Agli abbattimenti - volontari o accidentali - di due esemplari a distanza di tre anni, si affiancano le prime catture, finché viene predisposta la creazione di una struttura detentiva dalla stessa Provincia autonoma di Trento.

In Italia come altrove, il ritorno dei grandi carnivori nelle dorsali montane progressivamente abbandonate dall'uomo sembra rievocare sopite paure: alle amministrazioni resta l'opportunità di scrivere oggi una pagina di storia diversa da quella che compare fino ad oggi sui nostri libri.

Paolo Martino

Il racconto di Fausto Iob, custode forestale, intervistato da Marcello Fusetti e Sandy Altermatt

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