“Oggi ho deciso di mangiare zucchine, posso farlo?”; “ho ricevuto dei biscotti dalla Germania, posso mangiarli oppure no?”. A chi ha qualche anno in più queste domande suoneranno forse famigliari. Si tratta di due esempi citati da Mario Camani in un’intervista del 2016. Camani, nel 1986 giovane fisico al Dipartimento dell’ambiente ticinese, ricordava i momenti successivi al tragico incidente nucleare di Chernobyl del 1986, quando si trovò in prima linea per rispondere alle preoccupazioni dei cittadini.
E perché mai parliamo di Chernobyl in questa diciassettesima puntata de #lameteospiegata, la serie RSI Info in collaborazione con MeteoSvizzera? No, non abbiamo perso la tramontana, ma le correnti e i venti comunque c’entrano. Parleremo infatti di Rientro da est, o Retour d’est se si preferisce un termine un po’ più chic, un fenomeno atmosferico particolare e che ci riguarda da vicino a sud delle Alpi. E che è in parte all’origine proprio dell’arrivo della nube radioattiva nel 1986 (le spiegazioni nell’ultimo capitolo). Ma senza indugiare ulteriormente, partiamo in questo viaggio “inverso” accompagnati come sempre dal meteorologo Luca Nisi.
Chernobyl, i ricordi di Mario Camani
Telegiornale 26.04.2020, 22:00
Che cos’è un Rientro da est, o Retour d’est?
Come già suggerisce il termine, si tratta di una situazione con dei venti che provengono dal settore orientale, quindi da est. “Non è sempre un est ‘puro’ – esordisce Luca Nisi –, in quota le correnti possono spirare da nord est, da est o da sud est, mentre da noi, a sud delle Alpi, tipicamente nei bassi strati quest’aria arriva da sud est. Bisogna però anche dire che questa corrente quando arriva sulle Prealpi, quindi sul Sottoceneri, ma anche sulle prime vallate alpine del Sopraceneri, viene incanalata e in alcune regioni può quindi provenire anche da sud o da sud ovest. Un esempio arriva dal Locarnese: quando abbiamo un rientro da est, tipicamente qui l’aria rientra sotto forma di una corrente fredda, talvolta turbolenta, chiamata Invernone, che arriva proprio da sud ovest, come già visto anche nella puntata sui venti. È però altrettanto importante dire che non è solo la direzione del vento che definisce un rientro da est, anche perché ci sono pure altri venti che arrivano da quella direzione. Sicuramente non è da confondere con lo scirocco, vento molto più violento come abbiamo potuto saggiare lo scorso 20-21 ottobre quando a Biasca abbiamo superato i 120 km/h e in montagna, sul Matro, si sono toccati addirittura i 170 km/h. O ancora con la tempesta Vaia nel 2018. Tornando al rientro da Est vero e proprio, si tratta invece di un vento spesso legato non tanto a una zona di bassa pressione come nel caso dello scirocco, quanto a una zona di alta pressione solitamente centrata più a est rispetto le Alpi. Se ci ricordiamo che nelle zone attorno al centro di alta pressione i venti ruotano in senso orario, è facilmente immaginabile che per avere delle da noi correnti da est, sud est e nord est, il centro dell’alta pressione deve essere più a oriente delle Alpi, ancora meglio se sull’Europa nord orientale”.
La nuvolosità che si presentava il mattino del 17 ottobre , dopo il rientro da est nella notte, con un magico contrasto di luci e ombre, oltre che uno spettacolare mare di nebbia per chi si trovava sopra circa 2000 metri
E poi, tipicamente e in modo più marcato durante la stagione invernale, queste correnti, portano aria fredda e più umida, talvolta molto umida, proprio a sud delle Alpi. Ma di situazioni di rientro da est non ne esiste solo una: “Ci può essere una situazione di rientro dove l’umidità e le differenze di temperatura non sono così marcate, di conseguenza anche la formazione di nuvolosità bassa risulta veramente limitata solo alle regioni più meridionali: talvolta solo sul Mendrisiotto, altre volte su tutto il Sottoceneri, ma senza raggiunge il Sopraceneri… e magari si forma durante la fredda notte per poi dissolversi rapidamente durante le prime ore del mattino. Il rientro da est può capitare durante tutte le stagioni dell’anno, però proprio per quanto appena visto, in estate il fenomeno è poco efficiente nella formazione di nuvolosità, che con il forte irraggiamento viene presto dissolta. D’estate però il rientro da est può essere all’origine anche di temporali: l’aria più umida e più fredda – e di conseguenza più pesante – arriva dalla Pianura Padana, spesso dalla zona dell’Adriatico, e scivola a contatto con il terreno sollevando l’aria calda che innalzandosi, come sappiamo, raffredda per decompressione, condensa dando origine a nubi e appunto potenzialmente a rovesci e temporali, che possono risultare talvolta stazionari e violenti in quanto si muovono lentamente. Durante la stagione fredda il fenomeno è invece spesso legato alla formazione di nuvolosità a bassa quota con degli stratocumuli e strati nebulosi. Insomma, possiamo dire che è la nostra versione della nebbia alta nordalpina, anche se una piccola differenza c’è: l’arrivo dell’aria fredda provoca comunque un piccolo sollevamento dell’aria un po’ più calda che incontra e questo si riflette nel tipo di nubi generate, più facilmente stratocumuli da noi, mentre a nord delle Alpi la nebbia alta è spesso composta ‘solo’ da strati nebulosi, che non hanno deboli turbolenze al loro interno”.
(La cartina del geopotenziale e della temperatura a 850 hPa, dal 12 al 16 ottobre, evidenzia l’irruzione di aria fredda da nord, poi da est sul versante sudalpino)
Ma allora sorge un dubbio: perché quindi a sud delle Alpi invece di parlare di nebbia alta diciamo nuvolosità bassa? “È semplicemente una questione di abitudine, di una convenzione, ma di per sé si tratta praticamente dello stesso fenomeno, sono davvero molto simili”. La base di questa copertura nuvolosa bassa in Ticino la si può collocare tra i 1’000 e i 2’000 metri circa e può essere anche molto estesa, arrivando a raggiungere in certi casi anche la Valle Bedretto.
Gli ingredienti affinché sia servito un Rientro da est
Sono diverse le situazioni che possono dare origine a un rientro da est a sud delle Alpi, anche se ce n’è una un po’ più favorevole: “Si instaura volentieri dopo una fase di vento da nord. Durante la fase di favonio si crea infatti una sovrapressione sulla pianura padana, dobbiamo immaginare concretamente una corrente che sospinge dell’aria verso la pianura padana, dove nei bassi strati si forma quindi una zona di alta pressione. Questo ‘accumulo’ di aria, che anche se non è proprio il termine corretto rende l’idea, quando il vento da nord si interrompe, tende a scorrere – a causa dell’alta pressione - all’indietro verso il Ticino e le Alpi con dell’aria che nel frattempo si è magari umidificata e raffreddata sopra la Pianura Padana. Come detto però questa non è l’unica condizione in cui può verificarsi un rientro da est: come già accennato prima, un altro elemento chiave è quando abbiamo un centro dell’alta pressione che si spinge dal Mare del Nord verso l’Europa orientale, in questo caso l’Europa centrale è interessata da correnti in quota tipicamente dal quadrante orientale (nord est, est, sud est). Questa zona di alta pressione convoglia al suo lato destro delle correnti che arrivano dai quadranti settentrionali e ruotano attorno questo centro di alta pressione portando spesso dell’aria di origine siberiana o anche solo dalla Russia, in ogni caso molto fredda, verso i Balcani. Poi quest’aria scorrendo sul Mediterraneo entra sull’Adriatico sotto forma di bora e può arrivare fin da noi a sud delle Alpi tramite una corrente da sud est. Per citare una parola molto in voga negli ultimi anni: si tratta del cosiddetto Burian che arriva sull’Europa centrale. Infatti con questa configurazione a nord delle Alpi spesso, anche se non sempre, spira una corrente di bise da nord est”.
Il “peso” dell’aria e l’aggiramento delle Alpi
A questo punto, potrebbe però sorgere una domanda spontanea: perché se in generale la corrente arriva da nord est, non arriva fino da noi sotto forma di vento da nord causato dalla sovrapressione a nord delle Alpi? “Il motivo è molto semplice: abbiamo visto che si tratta, soprattutto nella stagione invernale, di aria molto fredda e quindi pesante, di conseguenza va a rafforzare la stabilità atmosferica, che è appunto favorita dalla presenza di aria più fredda al suolo e di quella più calda a livelli più elevati (d’estate l’instabilità è data dalla situazione inversa, con il terreno che si riscalda con l’irraggiamento e fa innalzare l’aria che va a creare i cumuli). In questa situazione molto molto stabile, dobbiamo immaginare il flusso d’aria un po’ come un fiume di acqua fredda che si scontra contro le Alpi, ma non riesce a scavalcarle a causa del suo peso e di un’atmosfera poco propensa a creare turbolenze, detta laminare. Quest’aria fredda quindi non scavalca, ma aggira le Alpi… e non lo fa da ovest perché la strada per raggiungere il Ticino sarebbe molto più lunga, ‘entra’ invece come già detto sotto forma di bora verso Trieste, da lì sull’Adriatico e poi su dalla Pianura Padana. C’è comunque un però: non di rado infatti le due correnti, da nord e da sud/sud est, sono concomitanti in quanto una parte dell’aria riesce comunque a scavalcare le Alpi, mentre il resto le aggira. Sono quelle situazioni dove nelle vallate alpine del Sopraceneri abbiamo favonio da nord con temperature non dico miti, ma sicuramente più elevate che nel Sottoceneri, che da parte sua è invece interessato da correnti sud orientali più umide che portano nuvolosità a bassa quota. Insomma, sono situazioni nelle quali la catena del Ceneri segna proprio una divisione meteorologica”.
Non di rado le due correnti, da nord e da sud/est, sono concomitanti in quanto una parte dell’aria riesce comunque a scavalcare le Alpi, mentre il resto le aggira
Il rientro da est classico tocca invece meno il Grigioni italiano, e infatti in questa puntata si fa riferimento spesso al solo Ticino: in parte per l’orientamento delle vallate (in particolare la Bregaglia), ma soprattutto per la loro posizione molto più interna nelle Alpi e per la protezione fornita da grandi vallate trasversali come la Valtellina.
Quando nevica più a Mendrisio che ad Airolo (forme miste) e la Depressione Ligure (Genoa Low)
Nonostante nell’immaginario sia spesso associato a importanti precipitazioni, il rientro da est vero e proprio, da solo in realtà spesso si presenta privo di precipitazioni oppure solo molto deboli. C’è però un ‘ma’: “Soprattutto pensando al Sottoceneri, possono esserci rientri da est – quindi accompagnati da una zona di alta pressione sull’Europa nord orientale – a cui possono aggiungersi delle depressioni blande sul Mediterraneo, tipicamente sull’Italia centro-settentrionale, andando a rafforzare ulteriormente queste correnti orientali sulla Pianura padana e sull’Europa centrale e portando anche precipitazioni, anche se solo di rado eccezionali, temporali esclusi. Per capirci, sono quelle situazioni dove in inverno nevica più nel Mendrisiotto rispetto ad Airolo. In molti si ricordano forse del 2006 e le sue nevicate record in particolare sul Sottoceneri: non sono come detto solo dei rientri da est ‘tout court’, ma delle configurazioni simili aiutate da una zona di bassa pressione sull’Italia centro-settentrionale.
Nell'immagine la nevicata storica del 2006, qui a Mendrisio
L’intensità del rientro dipende quindi anche dalla presenza di altre strutture, ma non solo: “Tutto dipende dalle caratteristiche della massa d’aria che abbiamo sulle nostre regioni e quelle della massa d’aria che arriva con queste correnti sud orientali. Più la differenza di temperatura è grande, maggiore sarà il gradiente di pressione e più veloci saranno queste correnti e più impetuoso sarà il rientro da est. Non sono delle correnti che hanno causato delle raffiche da record come possono fare il favonio o lo scirocco, ma sono delle situazioni temute in particolare chi effettua delle operazioni sul lago, sia a livello amatoriale sia professionale, in quanto possono fare aumentare in maniera improvvisa i moti ondosi e provocare onde veramente alte. Considerato che i rientri da est più intensi capitano soprattutto nella stazione fredda, i rischi di possibili incidenti sono accentuati dalle temperature delle acque. Di incidenti di questo tipo in Ticino ne sono già purtroppo successi”.
Il lungolago di Lugano a fine gennaio del 2006
Parlando di depressioni sul Mediterraneo e correnti da est o sud est accompagnate da forti precipitazioni sul Ticino, oltre al già menzionato scirocco, non si può non citare anche un altro fenomeno meteorologico noto: la Depressione ligure, conosciuta in Europa anche con il termine inglese Genoa Low. “È una struttura con un nome proprio perché causa spesso maltempo ed è relativamente frequente. Si tratta di una depressione mediterranea che si forma e tende a stazionare proprio sul Mar Ligure, davanti al Golfo di Genova. Anch’essa può causare correnti da sud/sud est e da est quando la depressione si sposta per esempio dal Golfo di Genova verso l’Italia settentrionale, sulla Pianura Padana. Come per lo scirocco, che pure può essere un suo effetto, questa situazione è accompagnata spesso da precipitazioni intense. E un esempio l’abbiamo avuto ancora a fine agosto, con le forti precipitazioni del 27-28 agosto che hanno seguito la violenta grandinata del 25 sul Locarnese. Spesso in questi casi si forma anche una corrente a getto da sud est nei bassi strati, non violenta come quelle presenti a 10’000 metri di quota, con queste strutture meteorologiche che convogliano talvolta umidità veramente importante sul Ticino con precipitazioni molto intense. Quando poi però la corrente ruota, le precipitazioni vengono pian piano spostate verso ovest, interessando maggiormente la regione del Sempione e il Piemonte, dove negli ultimi decenni si sono registrate disastrose alluvioni proprio dovute a questa configurazione meteorologica.
Le Alpi marittime a Limone, nel Basso Piemonte, imbiancate da oltre un metro di neve dopo un retour d'est in concomitanza di un Genoa Low a fine febbraio 2023
Si tratta insomma di un altro caso dove abbiamo delle correnti prevalentemente da sud est verso le nostre regioni, ma che non rientra nella denominazione classica del rientro da est, che resta legato principalmente a una zona di alta pressione e all’arrivo di aria più fredda”.
Il flusso orientale non incontra ostacoli nella Pianura Padana e può scorrere verso ovest senza troppi problemi fino a scontrarsi improvvisamente con un'enorme barriera naturale: l'arco alpino occidentale. Intrappolata in un catino, l'aria umida può andare solo in una direzione: verso l'alto
Rientro da est o Retour d’est? Un po’ di (difficile) etimologia
Ma alla fine, considerato che si trovano entrambe le forme anche in italiano, dobbiamo chiamarlo Rientro da est o alla francese Retour d’est, come si legge ogni tanto anche nei bollettini di Locarno Monti? “Rientro da est non è un termine che è stato coniato in Ticino, infatti anche gli uffici meteorologici della vicina Italia lo utilizzano per descrivere il fenomeno, che è proprio lo stesso che osserviamo noi vista la vicinanza. A nord delle Alpi invece non si parla di rientro da est: c’è come abbiamo visto la bise, che è l’equivalente corrente di base da nord est con effetti simili, anche se può essere decisamente più violenta. Per quanto riguarda il nostro utilizzo della formula francese, ammetto che ho dovuto andare a interpellare le memorie storiche di Locarno Monti, ma anche loro erano piuttosto in difficoltà a risalire alle motivazioni e le risposte sono state più di una. La prima è che in passato, si parla di diversi decenni, qui da noi c’erano talmente pochi meteorologi che durante la stagione estiva, per permettere ai previsori locali di fare delle vacanze, venivano ad aiutare dei meteorologi da Zurigo o Ginevra, che facevano la previsione nella propria lingua che poi veniva tradotta da un assistente… e da qui potrebbe essere rimasta la formula francese. La seconda teoria punta invece sul ‘capirsi meglio’: visto che non è un fenomeno presente al nord delle Alpi ed è quindi meno conosciuto, per renderlo di più immediata comprensione ai colleghi d’Oltralpe si è optato per la formula francese. Come detto sono però due supposizioni e forse una risposta definitiva non c’è (sorride, ndr)…”.
(Nell’animazione un rientro da est atipico a inizio gennaio 2018, combinato a depressioni su Mediterraneo e Atlantico, che aveva portato anche parecchia neve sulle Alpi fra il 6 e il 9 gennaio con correnti da sud – sudest. Nella regione del Sempione e nelle vallate circostanti fra l’8 e il 9 gennaio sono caduti da 40 a 90 cm di neve fresca. E nei due giorni successivi, fra il Ticino settentrionale e la valle di Saas-Fee si aggiunsero ulteriori 20 – 40 cm)
Gli “altri” rientri da est, quando l’aria fa la “bastian contraria”
Lo sappiamo dalle puntate precedenti, alle medie latitudini dove anche noi ci troviamo, le correnti predominanti sono da ovest, con tutte le variazioni del caso nello spettro nord ovest-sud ovest. E questo non capita solo in Svizzera o in Europa, ma in tutto il globo. Sono quindi immaginabili rientri da est anche in altri luoghi del mondo? “Sì, anche se probabilmente assumono altri nomi, ma di certo vengono identificate, anche perché una corrente inversa alla direzione predominante alle medie latitudini, quindi che arriva da est, è una situazione relativamente più rara, proprio perché va contro al consueto. Spesso quindi queste correnti sono associate a delle situazioni meteorologiche molto particolari, non per forza foriere di maltempo, ma con condizioni particolari dove si forma più facilmente la nebbia alta, la visibilità diminuisce in modo importante così come la temperatura. Si può citare ad esempio una situazione con correnti da est anomale avvenuta in Colorado, negli Stati Uniti, uno Stato posto ad oriente rispetto alla catena montuosa delle Montagne Rocciose. Qui spira di conseguenza spesso un favonio da ovest e più raramente ci sono correnti da est che creano una situazione di sbarramento. Alcuni anni fa (nel 2013, ndr) vi era però stata una situazione con delle correnti da est che sono rimaste persistenti per più giorni, causando precipitazioni da sbarramento come capita da noi ogni tanto, ma in questo caso con alluvioni davvero devastanti che avevano causato tanti danni, ma anche morti e feriti”.
https://www.rsi.ch/s/780888
Gallery video - Colorado, morti e dispersi in alluvioni
In francese o in italiano, un fenomeno che mette alla prova meteorologi e modelli
Il rientro da est, al di là delle dispute etimologiche, è però anche un fenomeno che dà non pochi grattacapi in sala previsione, e non solo ai meteorologi: “Anche i modelli numerici calcolati dai computer in effetti talvolta fanno fatica a simulare questi rientri da est, a volte non li simulano del tutto e poi arrivano, altre volte invece li simula in modo molto marcato e poi si rivelano decisamente più deboli. Quindi le insidie sono principalmente due: nella stagione fredda sono la formazione di nuvolosità e la sua dissoluzione. Il dubbio è quindi quando inizierà a formarsi la nuvolosità a partire dal Sottoceneri e fino a dove riuscirà a sospingersi. Rispettivamente, quando magari ci svegliamo al mattino ed è nuvoloso, ma vediamo che il rientro da est termina. La domanda a cui risponderà sarà quindi ‘riuscirà a dissolversi durante la giornata’? E se sì, quando? Insomma, ogni rientro da est ha la sua particolarità, non si possono derivare delle regole generali e resta quindi un grattacapo temuto dai meteorologi. D’estate la dissoluzione della nuvolosità, grazie all’irraggiamento, è certamente più veloce e quindi in questo caso la domanda riguarda l’eventuale formazione di temporali all’arrivo dell’aria più fredda. Temporali che spesso sono del tipo “back building” (con sviluppo sopravento), quindi che si spostano verso est perché magari in quota la corrente è ancora leggermente da ovest, ma nei bassi strati abbiamo queste correnti da sud est che vanno a innescare le cellule temporalesche, spesso sotto forma di linee piuttosto stazionarie, quindi accompagnate anche da quantitativi di precipitazioni veramente abbondanti e talvolta anche di grandine, anche se certamente non di dimensioni paragonabili a quella caduta a fine agosto sul Locarnese, legata invece a super celle temporalesche”.
(Formazione dei temporali con rientro da est: si può notare come lo spostamento è verso est, ma l’innesco si sposta gradualmente verso ovest)
Detto della difficile previsione, qual è invece l’ultimo rientro da est registrato in Ticino e con quale frequenza si presenta il fenomeno? “L’ultimo evento di questo tipo registrato alle nostre latitudini è stato il 16 ottobre scorso. Avevamo una fascia di alta pressione tra il Mare del Nord e i Balcani, quindi correnti da est nei bassi strati a sud delle Alpi. Nella notte c’è stato un rapido aumento della nuvolosità a bassa quota in tutte le regioni, soprattutto sul Ticino centro meridionale. Poi nella mattinata la nuvolosità si è pian piano dissolta a partire dal Sopraceneri, mentre è stata un po’ più tenace nel Sottoceneri dove le prime schiarite sono arrivate solo nel pomeriggio. Possiamo dire che è stato un rientro da est tipico, ma non legato a fenomeni particolarmente interessanti o intensi. Per quanto riguarda la frequenza si tratta di situazioni che possono capitare anche più volte a settimana, ma in media oserei dire che arriva qualche volta ogni mese”.
La tipica nuvolosità bassa che è spesso originata dai rientri da est su Sottoceneri e Ticino centrale
Dati e record: quel 12 febbraio con -14°C a Lugano
Come abbiam visto nelle puntate precedente, in meteorologia spulciando le banche dati si trova spesso traccia di eventi particolari o da record. Cosa si può dire dei rientri da est del passato? “Ho cercato e trovato un dato un po’ particolare, soprattutto alla luce degli ultimi due inverni particolarmente miti a sud delle Alpi e in generale degli inverni degli ultimi tre decenni. Sono infatti andato a cercare la temperatura più bassa, quindi il record assoluto, della stazione di Lugano che dispone di dati addirittura dal 1864, una delle serie di misure più lunga in Svizzera, ma anche in Europa. Siamo al 12 febbraio del 1929: immaginate Lugano che si sveglia con una temperatura di -14 gradi! Davvero inimmaginabile con il riscaldamento in corso… E grazie a delle ri-analisi fatte a posteriori – esistono diversi siti che producono queste carte meteorologiche, anche gratuitamente – vediamo che in quel giorno di quasi un secolo fa era proprio presente una robusta zona di alta pressione sulla Scandinavia e delle correnti molto forti sulla Svizzera da est sud est, rinforzate anche dalla presenza di una blanda zona di bassa pressione sull’ovest del Mediterraneo, vicino alla Sardegna. Insomma, il giorno più freddo a nostra conoscenza nel Sottoceneri, prendendo come riferimento Lugano, è giunto in concomitanza di un rientro da est che ha convogliato aria continentale di origine siberiana che ha permesso questo record assoluto”.
La situazione il 12 febbraio del 1929, con l'alta pressione su Scandinavia e la "goccia" gelida in viaggio da est verso ovest
Rientro da est e riscaldamento climatico: quale relazione?
Arriva poi come sempre, ad ogni puntata, la domanda che non può mancare: è già stata osservata una relazione tra i rientri da est e il riscaldamento climatico in corso? Se sì, quale? “Innanzitutto bisogna dire che studi specifici non ne sono stati fatti. Quello che però sappiamo è che attorno agli anni ’90 e poi nuovamente a partire dal 2010 – penso che ce ne siamo accorti tutti soprattutto negli ultimi due inverni – , le situazioni di alta pressione invernali sono decisamente aumentate, portando un conseguenze aumento delle temperature in montagna a causa delle inversioni termiche che si formano. Il punto è però che queste zone di alta pressione non si posizionano più tanto sull’Europa nordorientale o sulla Siberia, anche perché pure in quelle zone il riscaldamento climatico è molto efficiente e di conseguenza i bassi strati non si raffreddano più così tanto e l’anticiclone siberiano fa un po’ più fatica a formarsi. Gli appassionati di meteo o chi aspetta la neve a basse quote sulle Alpi lo sa purtroppo bene… E l’anticiclone siberiano è proprio quello che non solo può portare dei rientri di da est molto molto importanti, ma è anche quello che ci porta l’aria fredda che poi ristagna in attesa della prossima perturbazione, quindi le condizioni per avere neve a basse quote. Le zone di alta pressione attuali, nonostante aumentino, sono invece più spesso come dorsali anticicloniche che si spingono fino al Nord Africa, tra l’altro con situazioni simili a quelle che d’estate ci portano purtroppo i periodi canicolari, oppure situazioni con un anticiclone sull’Atlantico o addirittura quello delle Azzorre. Insomma, per farla breve, seppur le situazioni di alta pressione stiano aumentando in questi ultimi anni, d’inverno non notiamo alcun aumento dei rientri da est”.
Caldo, sfiorati i record di sempre
Telegiornale 31.12.2021, 21:00
Il rientro da est più sfortunato di tutti: la nube di Chernobyl
Parlando di rientri da est alle nostre latitudini ed eventi particolari non si può poi non menzionare il disastro nucleare di Chernobyl, nel 1986. “Chernobyl si trova ampiamente a est rispetto alla Svizzera e, detto delle correnti predominanti da ovest alle medie latitudini, ci si potrebbe chiedere perché il pulviscolo radioattivo abbia raggiunto la Svizzera, con effetti ancora misurabili oggi soprattutto in Ticino (funghi e cinghiali)… la risposta è proprio quella che state pensando: la nube radioattiva è giunta sulle nostre regioni grazie a delle correnti da est. Possiamo dire che non era un rientro da est di quelli da manuale, ma c’era comunque una zona di bassa pressione sull’Europa settentrionale che spingeva correnti da nord est e da est dall’Europa orientale a quella centrale. Queste correnti, sommate a una blanda zona di bassa pressione sul Mediterraneo in Italia, non solo hanno portato la nube radioattiva da noi, ma sono riuscite anche a causare anche delle precipitazioni a sud delle Alpi. Se non avessimo avuto precipitazioni, la nube radioattiva sarebbe transitata sulle nostre regioni depositandosi solo in una minima parte”.
“Abbiamo quindi avuto la sfortuna, come tra l’altro altre zone d’Europa, non siamo gli unici sfortunati, di avere delle precipitazioni soprattutto - come visto che accade con questi rientri – sul Sottoceneri e sul Ticino centrale, seppur era presente anche una zona sull’Alto Ticino. Chiaramente le precipitazioni hanno dilavato l’atmosfera da questo pulviscolo radioattivo, che è finito nel terreno causando il problema di radioattività che chi c’era nell’86-’87, ma anche oltre, si ricorda certamente anche grazie a tutti gli avvisi che furono emessi, con le cautele sulla commestibilità di funghi, insalate, ma anche il latte prodotto dagli erbivori… insomma, un rientro da est davvero sfortunato!” conclude Luca Nisi.
Deposizione di Cesio-137 in kBq per m2 in territorio svizzero a causa dell'incidente di Chernobyl (stato 1° maggio 1986)
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