C’è poco dubbio che le varietà di specie del nostro pianeta sia un patrimonio da salvaguardare. Purtroppo, però, la scienza continua a fornirci notizie preoccupanti a riguardo. L’ultima arriva da un gruppo di ricercatori dell’Università di Zurigo e dell’Istituto per la Ricerca sulle acque nel Settore dei Politecnici Federali (Eawag) che ha pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature il più comprensivo studio mai effettuato sul tema.
I risultati non lasciano scampo alla responsabilità umana: la vicinanza di insediamenti agli ecosistemi è fortemente nociva per la biodiversità, sia che si tratti di ambienti acquatici o terrestri. La ricerca, guidata dal professor Florian Altermatt, non include nuovi dati sugli esseri viventi, ma riprende quanto era già stato pubblicato negli anni scorsi dalla comunità.
La pubblicazione offre uno sguardo d’insieme su oltre duemila studi effettuati in tutto il mondo, comprendendo quasi centomila ecosistemi differenti, dei quali la metà incontaminati, che sono stati confrontati in modo minuzioso.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/ambiente/A-cosa-ci-serve-la-biodiversit%C3%A0--2551975.html
Lo studio si è concentrato sugli effetti dei cinque principali impatti dell’uomo sulla biodiversità. Il primo sono le modifiche degli habitat, ad esempio uno disboscamento o la deviazione di un fiume, il secondo è lo sfruttamento diretto come la caccia o la pesca e il terzo, non serve quasi nominarlo, è il cambiamento climatico.
Il quarto e il quinto sono l’inquinamento dei territori, dell’aria o delle acque e l’introduzione - accidentale o meno - di specie invasive. François Keck, ricercatore nel gruppo di Florian Altermatt e autore principale dello studio, spiega che «i nostri risultati mostrano che tutti e cinque questi fattori hanno un impatto rilevante sulla biodiversità a livello globale, interessando tutti i gruppi di organismi e tutti gli ecosistemi».
In particolare, la ricerca ha trovato che in media il numero di specie nei siti colpiti era quasi del venti percento inferiore rispetto a quelli distanti dalle attività umane. Le perdite più gravi di specie, riscontrate in tutte le regioni biogeografiche, riguardano soprattutto i vertebrati come rettili, anfibi e mammiferi. Le loro popolazioni, infatti, tendono a essere molto ridotte in numero rispetto a quelle degli invertebrati come gli insetti e sono quindi più vulnerabili ai processi di estinzione.

La biodiversità che muore
Alphaville 10.10.2024, 12:35
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In alcuni casi, ad esempio in alta montagna, l’effetto antropico non riguarda tanto quante specie sono presenti, ma piuttosto quali si sono insediate. Il cambiamento delle condizioni ambientali, in particolar modo l’innalzamento delle temperature, porta alcune specie a scomparire o migrare e altre a prendere il loro posto. L’effetto è evidente soprattutto tra funghi e batteri, con un ciclo di vita più corto e quindi con generazioni che si susseguono più rapidamente.
Le lente conseguenze dell’innalzamento delle temperature sulla biodiversità, però, sono generalmente di valutazione più difficile rispetto a quelle rapide, e spesso devastanti, dell’inquinamento, sia un graduale rilascio di pesticidi sul suolo o uno sversamento accidentale e repentino di sostanze tossiche in un fiume.
Insetticidio
Il giardino di Albert 28.01.2024, 18:05
Agire non è facile, anche per un Paese piccolo e attento come la Svizzera. Nel 2023, l’Ufficio Federale dell’Ambiente UFAM ha definito lo stato della biodiversità della Confederazione come “insoddisfacente”. Nella grande varietà ambientale offerta dalle Alpi, la biodiversità è infatti in calo costante dai primi del Novecento.
Attualmente, si considera che circa la metà degli habitat e un terzo delle specie siano minacciati, sulle circa 45’000 censite in Svizzera tra animali, piante e funghi. Le ragioni sono soprattutto da cercare nell’agricoltura, nell’urbanizzazione e sfruttamento intensivo delle risorse naturali, che hanno portato all’inquinamento di suolo e acqua, oltre che alla frammentazione degli habitat.
Non mancano però alcuni segnali importanti di ripresa, come il ritorno dei castori o quello dei grandi predatori. Questi traguardi sono il risultato di pazienti politiche di reintroduzione e protezione, della promulgazione di leggi mirate alla protezione del verde, della costituzione di parchi naturali e di lungimiranti investimenti.

La via della fauna sopra l'autostrada
Il Quotidiano 17.03.2025, 19:00