Per una settimana ben 8’000 famiglie e 306 docenti con le loro classi di tutta la Confederazione hanno partecipato al “Big Plastic Count”. Un’iniziativa (la più grande operazione di conteggio mai realizzata in Svizzera) organizzata da Greenpeace e da altre 3 associazioni ambientaliste per rispondere a due domande: Quanta plastica buttiamo via? E di quale tipo?
L’iniziativa, spiegano gli organizzatori ai microfoni di SEIDISERA della RSI, vista la grande partecipazione, è stata un successo. L’obiettivo? Raccogliere dati per incoraggiare scelte più responsabili sia da parte del consumatore sia da parte della grande distribuzione. E per cercare di smuovere anche la politica.
Dopo l’iscrizione, effettuata attraverso il sito internet thebigplasticcount.ch, gli organizzatori hanno fornito ai partecipanti una tabella con l’elenco di tutti i tipi di plastica, suddivisi in diverse categorie e sottocategorie, partendo da cibo e bevande, pulizie, articoli per l’igiene... Ogni volta che si è buttato un rifiuto di plastica (dalla bottiglietta alla pellicola, dall’imballaggio grande a quello piccolo) quest’ultimo è stato inserito nella tabella.
Cristina Fusi (che lavora per l’Associazione dei consumatori della Svizzera italiana) e la famiglia di Fabrizio e Claudia Tarolli sono tra coloro che hanno partecipato all’iniziativa e hanno raccontato la loro esperienza ai microfoni di SEIDISERA: denunciano il fatto, tra l’altro, che sia difficile trovare prodotti che non siano avvolti, in qualche modo, dalla plastica. Paradossalmente perfino moltissimi prodotti biologici sono confezionati in pellicole. Per non parlare degli alimenti per gli animali domestici. Le alternative offerte dal mercato sono poche e non sono pubblicizzate.
Laurianne Trimoulla, della Fondazione Gallifrey, tra gli organizzatori dell’iniziativa, ha spiegato a SEIDISERA che esistono già stime sull’utilizzo della plastica: 127 kg pro capite all’anno in Svizzera, “una stima recente di OceanCare, uno dei nostri partner, ma resta una stima. C’è anche stata un’inchiesta nel 2023 dell’Ufficio federale dell’ambiente sulla base di 500 kg di rifiuti di 33 Comuni. Il nostro sondaggio è più ampio e ci permetterà di capire meglio. Sono veramente 127 kg all’anno a testa? Cosa rappresentano in termini di volume? Di che tipi di plastica si tratta? Alla fine di questa settimana di conteggio, con un tasso di partecipazione così elevato, avremo dati concreti, più precisi e aggiornati”, sottolinea Laurianne Trimoulla.
Sulla base di questi dati le associazioni ambientaliste chiederanno poi al Parlamento misure più ambiziose contro l’inquinamento da plastiche. Misure da applicare realmente. “Stando a uno studio dell’istituto GFS di Berna solo il 30% della popolazione ritiene che il governo faccia abbastanza contro questo problema”, spiega, sottolineando che gli ambientalisti vogliono anche presentare cifre concrete alla grande distribuzione e all’industria, perché la responsabilità non deve ricadere solo sul consumatore. Come è stato osservato, è veramente difficile per il consumatore rinunciare alla plastica. La si trova ovunque e spesso non ci sono alternative, spiega Laurianne Trimoulla. “Il Big Plastic Count è una campagna di sensibilizzazione ma anche scientifica, che avrà un seguito politico. Vogliamo poi usare le conclusioni nell’ambito del Trattato internazionale sull’inquinamento da plastica, un accordo in discussione tra gli Stati membri delle Nazioni Unite: il prossimo vertice si terrà a Ginevra, in agosto”.
Parlando di volontà politica e di responsabilità della grande distribuzione, c’è un precedente importante: è quello del Canton Ginevra, che ha una legge per ridurre le plastiche ma oggi non è in vigore, tra l’altro dopo un ricorso della grande distribuzione. “A questo proposito va ricordato che nella Legge federale sulla protezione dell’ambiente c’è l’articolo 30A, che riguarda i rifiuti e che permette al Consiglio federale di vietare la messa in commercio di prodotti destinati ad essere impiegati una sola volta e per breve tempo - spiega Trimoulla. Questo articolo non è mai stato applicato. Da quando la plastica è stata inventata negli anni ‘50 ad oggi, non ne abbiamo riciclata nemmeno il 10%. Bisogna ripensare tutta la questione degli imballaggi ma manca la volontà politica di agire. E sono l’industria e la grande distribuzione a mettere ostacoli. È quello che è successo a Ginevra. C’è una legge che vieta la plastica monouso anche ai grandi distributori e questi ultimi si sono opposti con argomenti del tipo: ‘facciamo già abbastanza, per esempio togliendo i sacchetti di plastica gratuiti o nella vendita di piatti da asporto, oppure dicendo che è un attacco alla libertà economica o che spetta alla Confederazione legiferare’. Un tribunale ginevrino, in dicembre, ne ha sospeso l’entrata in vigore, prevista per il primo gennaio scorso, in attesa di una decisione di fondo del Tribunale federale”.
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