L'ex presidente peruviano Pedro Castillo resta in carcere e questo dato di fatto dovrebbe essere confermato da una nuova udienza mercoledì, con la procura che ha chiesto per lui la detenzione preventiva per 18 mesi. A una settimana dal suo fallito tentativo di sciogliere il Parlamento che voleva deporlo, il capo dello Stato ha assicurato di non essere un corrotto e che non rinuncerà mai alla carica, lanciando un appello all'esercito perché cessi di uccidere i suoi sostenitori.
Camion incolonnati sulla Panamericana, bloccata dai manifestanti
Proseguono intanto le proteste di piazza, che chiedono la liberazione di Castillo e le dimissioni della nuova presidente Dina Boluarte, del suo stesso partito di estrema sinistra ma distanziatasi da lui per assumerne l'incarico. Il numero dei manifestanti morti è salito a 7 (oltre a 200 feriti), delle strade sono bloccate in 13 delle 24 province del Paese, in particolare al nord e al sud. Lunedì il Governo aveva decretato lo stato di emergenza per 60 giorni in sette province, poi esteso ad altre due fra cui quella di Arequipa, dove si trova la seconda città del Perù. Nella capitale Lima ci sono stati scontri nei pressi della sede del Congresso.
Ci sono conseguenze anche per il turismo: è interrotta la circolazione ferroviaria sulla linea che da Cuzco porta a Machu Picchu, gioiello inca che rappresenta la principale attrazione per i visitatori provenienti dall'estero.
Perù, detenzione preventiva per Castillo
Telegiornale 09.12.2022, 13:30