Israele va verso un nuovo Governo, il primo dopo oltre 12 anni senza Benyamin Netanyahu. Un Governo che secondo l’intesa raggiunta, prevede una staffetta per la carica di premier. Per i primi due anni, il capo dell’Esecutivo sarà l'ultranazionalista Naftali Bennett e per i due successivi il centrista Yair Lapid.
RG 12.30 del 03.06.21 - La cronaca da Gerusalemme con Michele Giorgio
RSI Info 03.06.2021, 14:06
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Ma siamo davvero alla fine dell'era politica di Netanyahu? Lo abbiamo chiesto ad Annalisa Perteghella, esperta di Medio Oriente presso l’ISPI, l’Istituto di studi di politica internazionale di Milano.
Non è finita. C’è ancora qualche giorno prima del voto del Parlamento. Tra l’altro, lo speaker della Knesset, che è un fedelissimo di Netanyahu, potrebbe ritardare questo voto per dare tempo a Netanyahu di fare quello che già sta facendo. E cioè pescare nel malcontento all’intero di questi partiti e cercare di sabotare il Governo ancora prima che nasca.
Se anche il Governo dovesse riuscire ad insediarsi, anche li non sarà finita. Perché questi partiti principali che formeranno il nuovo Governo (abbiamo l’estrema destra, il centro, la lista araba) sono diversissimi tra loro. È un governo che non si presenta come il più stabile possibile, Netanyahu farà altri tentativi per farlo cadere, farà un’opposizione agguerritissima.
Quali possibilità di resistere nel tempo ha allora questo Esecutivo?
Molto poche, avremo questi due primi anni di premierato del leader della destra Bennet e credo che difficilmente arriveremo al turno del centrista Lapid che, in base all’accordo siglato, dovrebbe insediarsi nel 2023. Temo che nei prossimi due anni questo Governo che nasce molto fragile si scontrerà contro il suo limite: quello di essere un Esecutivo tenuto insieme praticamente solo dall’opposizione a Netanyahu. Questi governi molto eterogenei che nascono contro qualcosa, poi alla prova del governo, quando si tratta di costruire qualcosa, si scontra poi con tutte le sue difficoltà.
In 12 anni di Netanyahu, Israele ha svoltato molto a destra, con un ruolo sempre più crescente dei partiti ultranazionalisti come il premierato di Bennet dimostra. È possibile che l’eredità di Netanyahu resista anche senza di lui?
Credo proprio di sì. Nel senso che l’eredità di Netanyahu è pesante: consolidamento della destra, aumento dell’odio etnico, del nazionalismo. Lo abbiamo visto con i fatti del mese scorso: Netanyahu ha incitato in maniera molto spietata, per il proprio tornaconto politico, gli ebrei contro gli arabi. E in contemporanea, complice la presidenza di Trump, ha sepolto il processo di pace. Sarà molto difficile tornare indietro da questo spostamento a destra del paese.