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"Prima un flash, poi l’esplosione"

Vincent Dumas, sopravvissuto agli attacchi di Parigi, era al Comptoir Voltaire quando Brahim Abdeslam si fece esplodere: “Sarà dura, ma testimonierò al processo”

  • 8 settembre 2021, 14:30
  • 20 novembre, 19:42
02:45

RG 12.30 del 08.09.2021 - La testimonianza di Vincent Dumas raccolta da Chiara Savi

RSI Info 08.09.2021, 14:30

  • Archivio keystone
Di: RG-Savi/Red. MM 

La sera del 13 novembre 2015 Vincent Dumas si trovava con amici sulla terrasse del Comptoir Voltaire a Parigi, quando Brahim Abdeslam, uno degli attentatori delle serie di attacchi perpetrati quella sera (Stade de France, Bataclan e appunto le terrazze di alcuni ristoranti), si fece esplodere. Chiara Savi, per il Radiogiornale, ne ha raccolto la testimonianza che vi proponiamo nel giorno dell'apertura del maxiprocesso:

“Iniziava a fare un po' freddo quella sera, e i tavoli all'esterno erano protetti da una struttura in plexiglas. C'era una porta per poter entrare. Lui l'ha aperta in modo estremamente violento e questo ha zittito tutti noi e le altre persone che erano sedute agli altri tavoli. Ci siamo voltati per guardarlo. Si è posizionato -seguendo una strategia ben precisa- dove c'era più gente. Poco a poco le conversazioni sono riprese; ho continuato a guardarlo mentre la cameriera si avvicinava per salutarlo e appena gli ha detto buongiorno, c'è stato un flash e una forte esplosione”.

Brahim Abdeslam aveva aperto il fuoco contro altri ristoranti prima di farsi saltare in aria al Comptoir Voltaire. Lì nessuno è morto, ma ci sono stati diversi feriti: Dumas, oggi 37 enne, è stato molto fortunato, solo ferite leggere. Ma rimettersi in piedi, psicologicamente, ha richiesto tempo e cure.

“Un rumore insolito, un comportamento strano mi provocavano degli attacchi di panico. Mi capitava mentre ero in Metrò: l'ingresso di una persona in un vagone mi mandava in crisi e a volte preferivo rientrare a piedi. Sorprendentemente sono quasi subito riuscito a sedermi in un tavolo all'aperto: devo dire che mi sono un po' forzato a farlo e ho continuato a esser ipervigile, ma sono riuscito ad approfittare di quei momenti”.

Inizia il processo, lei testimonierà, come si è preparato a questo momento?

“Ho un’avvocata che mi sta aiutando a costruire la mia testimonianza, partendo da quello che riuscirò e vorrò raccontare. ll processo sarà molto lungo, dovrei essere convocato all'inizio di ottobre e non so ancora con precisione che cosa dirò. Sono anche accompagnato da una psicologa e sicuramente ci prepareremo mettendo in scena la mia testimonianza, per controllare le mie emozioni. Se ci sarà in aula Salah Abdeslam, l'unico del commando in vita, fratello di Brahim... raccontare davanti a lui come il fratello si è fatto saltare in aria, mi fa paura... non è una cosa così scontata”.

Cosa rappresenta per lei questo processo?

“È un momento importante, perché è una sorta di cerimonia per elaborare un lutto. Io ci tengo molto a testimoniare: non perché mi aspetti chissà quale verdetto, questo no, ma so che il momento più importante della mia deposizione sarà quando avrò terminato, mi alzerò e uscirò dall'aula: sarà un po' come dire: ‘quanto ho vissuto rimarrà per sempre, ma è alle mie spalle’. Sarà un momento simbolicamente molto forte, che mi consentirà di passare ad altro”.

02:32

Bataclan, processo a Parigi

Telegiornale 08.09.2021, 14:30

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Parigi, il 13 novembre 2015

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