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Pro e contro del vaccino cinese

Testato sui militari in Cina: "Non tutti sviluppano anticorpi e uno su dieci ha febbre alta", spiega Varani dell'IRB

  • 30 giugno 2020, 23:03
  • 22 novembre, 19:03
02:45

Pro e contro del vaccino cinese

Telegiornale 30.06.2020, 22:00

Di: Mattia Pacella 

Il primo vaccino cinese entrato nella terza fase è stato testato sui militari e concepito all’Istituto di Biotecnologia di Pechino in collaborazione con la CanSino Biologics. In tutto, secondo l’OMS sono 17 i vaccini in fase di sperimentazione avanzata sull’uomo, sugli oltre 140 in valutazione nel mondo. Oltre a quello cinese i più avanzati sono quello di Astra Zeneca dell’università di Oxford (anche questo nella terza fase di test) e quello della statunitense Moderna.

Per chi studia da vicino il Sars-Cov-2 ci sono aspetti positivi e anche negativi del vaccino cinese. “Un fatto positivo – spiega Luca Varani, group leader all’IRB di Bellinzona – è che tra il 50% e il 70% hanno sviluppato anticorpi che proteggono dal virus. Questo è un bene ma dall’altra parte può essere visto come un male perché il 50% non è altissimo. L’altro aspetto positivo è che non ci sono state conseguenze gravi in nessuna delle 108 persone che hanno provato nella seconda fase questo vaccino. Tuttavia, circa il 10% degli individui ha avuto la febbre sopra i 38,5 gradi. Queste informazioni sono state pubblicate, e sono disponibili a tutti. Per una volta i cinesi sono stati molto aperti".

Un altro aspetto negativo riguarda il modo in cui hanno costruito questo vaccino. “Sì - spiega Varani - questo perché sostanzialmente hanno preso un pezzettino di Sars-Cov-2, la cosiddetta proteina Spike (che serve al virus per entrare nella cellula), e lo hanno attaccato a un virus di raffreddore umano. Questo va bene perché è stato fatto dalla stessa compagnia per ebola e funziona. Tuttavia una persona che ha avuto quello specifico raffreddore ha degli anticorpi contro quel raffreddore e potenzialmente non reagirà bene al vaccino”.

Le tempistiche sono ancora incerte. “Difficile rispondere, - conclude Varani - poco fa avrei detto che per fare un vaccino ci sarebbero voluti 5 anni. Adesso invece ci si sta muovendo ad una velocità molto, molto elevata. Da una parte è un bene per trovare una medicina, dall’altro bisogna non avere fretta per non fare errori. È importante non prendere scorciatoie ed essere sicuri che non faccia male”.

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